Perché gli uomini di destra odiano così tanto Greta Thunberg e Alexandria Ocasio-Cortez? Alcuni ricercatori hanno dato delle risposte disturbanti a questa domanda.

Francesco Foti ha tradotto questo interessante articolo scritto da Martin Gelin per The New Republic, che vi consiglio di leggere.

«Lo scettico del cambiamento climatico Bjørn Lomborg ha costruito il suo brand mondiale sul restare freddo. “Non scaldatevi”, diceva il suo best seller a quanti si preoccupano per il riscaldamento globale. Per qualche motivo, però, sembra che abbia qualche difficoltà a mantenere il suo tono blasé quando si tratta di una sedicenne svedese attivista per il clima.

Lomborg ha più volte canzonato e criticato Greta Thunberg, la celebre giovane attivista che ha attraversato l’Atlantico in barca  a vela per partecipare allo Youth Climate Summit dell’Onu e ad altri incontri negli Stati Uniti. In giugno ha twittato una vignetta che sosteneva che Greta fosse utile agli attivisti per il cambiamento climatico solo perché il suo essere giovane la rendeva inattaccabile – entro quattro anni, ironizzava la vignetta, sarebbe stata sostituita da qualcuno più giovane. All’inizio dell’anno, si è domandato perché mai il World Economic Forum la stesse a sentire, e ha condiviso dicendosi d’accordo un articolo di Quillette che definiva Thunberg una fanatica e una “assolutista” e che sosteneva che gli adulti avessero il dovere di correggere la sua ingenuità infantile.

E Lomborg è tra i più civili dei critici di Thunberg. In aprile, mentre twittava che le sue politiche sono “irrealistiche” e “costose”, ha aggiunto che “ovviamente va trattata con rispetto, come tutti quelli che partecipano al dibattito sul clima”. Molti dei suoi follower non sembravano condividere questa affermazione, attaccando Thunberg con commenti sulla sua età e la sua salute mentale.

Mentre Thunberg si avvicinava all’America, era seguita da uno tsunami di rabbia maschile. Nel suo primo giorno di navigazione, un multimiliardario sostenitore della Brexit ha twittato che avrebbe voluto che un incidente distruggesse la sua barca. Un editorialista conservatore australiano l’ha chiamata una “messia profondamente disturbata del movimento del riscaldamento globale”, mentre l’attivista di estrema destra inglese David Vance ha attaccato la “assoluta petulanza di questa bambina arrogante”.

Negli Stati Uniti, Steve Milloy, ex membro dello staff di Trump, ha recentemente chiamato la Thunberg un “pupazzo teenager”, e ha sostenuto che “il mondo ride di questa pagliacciata di Greta”, mentre è diventato virale un meme di estrema destra che mostra Trump rovesciare la Statua della Libertà per distruggere la sua barca. Possiamo aspettarci un aumento di simili attacchi negli USA nel corso di questa sua settimana a New York.

Sebbene questi esempi possano sembrare una mera coincidenza per qualcuno, l’idea che gli uomini bianchi guidino gli attacchi a Greta ben si accorda a un crescente insieme di ricerche che accomunano i reazionari contro la parità di genere con i negazionisti del clima – e alcune di queste ricerche provengono proprio dal paese della Thunberg. I ricercatori della svedese Chalmers University of Technology, che ha lanciato di recente il primo centro di ricerca per studiare il negazionismo climatico, hanno esaminato per anni i collegamenti tra i negazionisti climatici e l’estrema destra anti-femminista.

Nel 2014, Jonas Anshelm e Martin Hultman della Chalmers hanno pubblicato uno studio che analizza il linguaggio di un focus group di scettici sul cambiamento climatico. I temi comuni al gruppo, dicono, sono sorprendenti: “per gli scettici sul cambiamento climatico non è l’ambiente a essere a rischio, ma ma un certo tipo di società industriale moderna costruita e dominata dalla loro tipo di mascolinità”.

La connessione ha a che fare con un senso di identità di gruppo minacciata, mi ha detto Hultman – un’identità che loro percepiscono attaccata da ogni fronte. Assediati, per come la vedono loro, tanto dalla crescente parità di genere – Hultman ha indicato nello specifico lo shock che alcuni uomini hanno subito dal movimento #MeToo – quanto ora dalla messa in discussione del loro stile di vita da parte degli attivisti per il clima, gli uomini reazionari motivati dal nazionalismo di destra, dall’antifemminismo e dal negazionismo climatico tendono a intersecarsi sempre di più, e ciascuna delle tre reazioni alimenta le altre.

“C’è un pacchetto di valori e comportamenti connessi a un tipo di mascolinità che io definisco mascolinità industriale del capofamiglia. Vedono un mondo in cui umani e natura sono separati. Credono che gli umani siano obbligati a usare la natura e le sue risorse per farne prodotti. E hanno la nociva percezione che la natura tollererà ogni tipo di rifiuto. Un’idea pericolosa che non vede la natura come vulnerabile e come qualcosa che possa essere distrutta. Per loro, la crescita economica è più importante dell’ambiente”, ha dichiarato Hultman alla Deutsche Welte l’anno scorso.

Il corollario a tutto questo è che la scienza climatica, per gli scettici, diventa femminea – o viene vista come “in opposizione ai presunti privilegi del primato maschile”, come hanno scritto Hultman e il suo collega Paul Pulé in un altro studio.

Queste scoperte si allineano ad altre degli Stati Uniti, dove c’è un enorme divario di genere nelle opinioni sul cambiamento climatico, e molti uomini ritengono l’attivismo sul clima per sua natura “femminile”, secondo uno studio pubblicato nel 2017. “In un esperimento, partecipanti di ambo i sessi hanno descritto una persona che porta una borsa riutilizzabile di tela al supermercato come più femminile di una che usa una borsa di plastica – indipendentemente dal fatto che l’acquirente fosse maschio o femmina”, hanno spiegato allo Scientific American i professori di marketing Aaron R. Brough e James E.B. Wilkie. “In un altro esperimento, i partecipanti si sono sentiti più effemminati dopo aver ricordato un episodio in cui hanno fatto qualcosa di buono invece che di dannoso per l’ambiente”, hanno scritto.

Lo scorso anno, giovani donne come Alexandria Ocasio-Cortez negli Stati Uniti e Greta Thunberg in Europa sono diventate il volto globale dell’attivismo sul clima, spesso con un enorme impatto politico. Negli Stati Uniti, Ocasio-Cortez ha contribuito a trasformare quella che era un tempo considerata retorica estremista – il Green New Deal – in un normale argomento di conversazione. Dall’altra lato dell’Atlantico, in un recente sondaggio, un tedesco su tre ha dichiarato che Greta Thunberg ha cambiato il suo modo di vedere il cambiamento climatico.

L’assurgere di Thunberg e Ocasio-Cortez ha generato una prevedibile reazione negativa tra gli uomini conservatori. Negli Stati Uniti, Ocasio-Cortez è diventata un’ossessione sui media di destra. Fox News l’ha menzionata in media 76 volte al giorno  durante il suo primo mese di mandato al Congresso. Ora Greta sta diventando un bersaglio simile per i nazionalisti d’Europa. In Germania, il partito di estrema destra Alternative für Deutschland sembra aver coordinato i propri attacchi alla Thunberg con il think tank di destra European Institute for Climate and Energy.

Il cambiamento climatico era in passato una preoccupazione bipartisan. Durante la  sua presidenza, Bush padre aveva notoriamente promesso, ad esempio, di affrontare il riscaldamento globale. Ma, come mostrano gli sberleffi alla Thunberg e altri da parte dei maschi conservatori, le politiche climatiche sono presto diventate il terreno di scontro di una grande battaglia culturale – su scala globale.

Mentre i partiti conservatori abbracciano sempre più il nazionalismo e la retorica misogina domina l’estrema destra, Hultman e i suoi colleghi ricercatori alla Chalmers University sono preoccupati dal rafforzarsi dei legami tra negazionisti climatici e misogini. Quello che un tempo era un problema pratico, con una generale concordia sui fatti, è diventata una questione di identità. E la paura del cambiamento è una motivazione potente.»

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti