Ieri mi chiama Peppuccio da Cosenza, e mi dice: qui siamo ancora commissariati, anzi, per la precisione, siamo tra un commissario e l’altro. Non sappiamo chi sarà, ma noi dobbiamo chiedere che sia una nuova generazione a guidare il Pd. Nuova nel senso culturale del termine, dice. E del rapporto con la società. Dice: «metteteci alla prova». I margini di miglioramento, del resto, sono di notevole ampiezza, diciamo.

Mila da Palermo ci aggiorna costantemente sulle vicende siciliane, in cui l’alleanza con Lombardo è la questione delle questioni. Come spesso accade al Pd, è qualcosa “al suo esterno” che lo condiziona. E lo paralizza.

Oggi, con Ciro e Francesco, su Twitter (il social network che meglio celebra l’unità nazionale) si commentava questo dato: un milione di «scoraggiati» al Sud.

Dal ‘profondo’ Nord credo che sia il momento che tutti questi ragazzi si mettano in rete, superando i confini regionali e i localismi (non sarà un’Internazionale, insomma, ma un’Interregionale, sì). E siano loro i protagonisti, perché non è più il tempo di chiedere il permesso (la prima ragione del fallimento della politica a tutte le latitudini). E non è più tempo di Murat e di spedizioni in missione verso Sapri.

A proposito di piroscafi, e fuor di metafora, a Roma c’è un ministro che si chiama Barca. Che ha uno dei compiti più difficili, ed è anche per quello che lo apprezziamo. Tenetene conto.

(il titolo del post non è mio: è di Francesco, appunto)

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