Nel breve volgere di pochi giorni l’ex-premier ha provato a lettizzare Gentiloni e a destabilizzare il quadro a ogni occasione, aiutato dal nuovo e provvidenziale responsabile della sua comunicazione, opportunamente individuato tra i meno moderati in circolazione.

Prima la questione della legittima difesa: nonostante il relatore sia renziano da sempre (anzi, da prima), toscano e amico del leader (un petalo del giglio, insomma), il segretario ritrovato ha pensato bene di mollarlo subito, come se l’idea del «turbamento» e del «tempo di notte» non fosse già nota da tempo, come se l’apertura a metà sulla legittima difesa non fosse già stata rivendicata.

Secondo argomento, il telemarketing. Norma nota da secoli, ormai, in un testo di legge consumato a furia di essere valutato e rivalutato in Parlamento che però fa gridare allo scandalo, benché in quel testo, appunto, di scandali ce ne siano parecchi altri.

Terzo tema, i vaccini, con Lorenzin che spara e Fedeli che ricorda che esiste la Costituzione (con la quale il presente esecutivo, come il precedente, ha un rapporto difficile) e ferma tutto, per valutare bene il da farsi, pur tenendo ferma la questione dell’obbligatorietà e della generalizzazione dei vaccini. Che cosa fa l’ex-premier? Cannoneggia. Il decreto ci vuole subito. Oggi. Anzi, ieri.

In tutto questo, si cerca di far passare in secondo piano che: Gentiloni è renziano ed è diventato premier perché lo ha deciso Renzi. Tutto il resto del governo – a parte Fedeli e a Finocchiaro, solidali però come poche altre al governo Renzi – è identico al precedente e sostenuto dalla stessa maggioranza, a cui si sono aggiunti (non sottratti) alcuni parlamentari che prima erano all’opposizione (ora sono in Mdp). Le linee politiche ogni volta ribadite da Gentiloni, in una prova d’amore destinata a non bastare mai, sono in prosecuzione perinde ac cadaver dell’esecutivo precedente. Lo stesso caso Boschi si sta componendo come si era già composto in occasione della prima polemica intorno a Banca Etruria. Lo stesso Lotti non è mai stato messo in discussione nemmeno per un secondo.

Insomma, non si sa per un narcisismo ormai totalmente fuori controllo, il premier precedente se la prende, per il tramite di Gentiloni, con se stesso. Con il proprio partito. Con i propri ministri. Con lo schema politico che ha scelto e con il quale ha condizionato questa legislatura. Con le misure in totale prosecuzione delle sue riforme (le poche che sono sopravvissute alla bocciatura degli elettori, dei referendum minacciati e della Corte costituzionale).

Poi ci si chiede perché si affermino ogni giorno di più forze irresponsabili. Chissà come mai.

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