L’unico vero problema di un libro che di problemi non ne avrebbe – se non IL problema, che però sta in ciò che narra – è che le pagine migliori, quelle da conservare, arrivano alla fine. E non si può certo spoilerare, se non con una foto di traverso, per invogliare alla lettura.

Fresco come la notte lombarda in cui scrivo, il libro di Giacomo Papi – Il censimento dei radical chic (Feltrinelli) – è una storia esilarante che però non fa ridere affatto. Racconta di un’epopea che conosciamo, perché noi in quell’epopea, senza renderci conto che di epopea si tratta, ci passiamo le giornate. In un mondo alla rovescia, dove tutto ciò che ha a che fare con la cultura è bandito da banditi politici e annichilito da nichilisti senza un perché (appunto).

Un’epopea in cui «intellettuale» è voce da sottoporre al Signor Garante per la Semplificazione della Lingua Italiana. Un Fahrenheit 451 che brucia ogni argomento, «quelle lunghe catene» di fallacie che si rincorrono tra loro e tolgono (il) respiro a qualsiasi discussione, i social diventati il loro contrario, la palude in cui tutte le fake sono vere. E un censimento, parola odiosa tornata di prepotente attualità, di ogni pensiero articolato, che diventa immediatamente sospetto, colpevole, interessato, come minimo pagato da qualcuno.

Dialogare stanca, scrivevo qualche minuto fa su Twitter, a proposito dell’ennesimo commento pieno di insulti, che ci starebbero pure, se almeno fossero indirizzati correttamente. Manco quello: è lo scorretto, l’infame, lo stronzo a occupare tutto lo «spazio vitale», come spiega in pagine mirabili Aaron James. E anche noi lì, a banalizzare, perché non si devono usare parole troppo difficili, perché le persone non capirebbero, perché bisogna parlare alla pancia (tipo ventriloqui all’incontrario), perché la politica è «sangue e merda» (il sangue altrui, la merda propria) e via non discorrendo.

Speriamo di poter ridere, un giorno, con questo libro e della situazione attuale. Perché non se ne può più. Avrei scritto Quo usque tandem, ma poi chi lo avrebbe sentito il Garante?

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