Curioso che non si parli più della legalizzazione della cannabis, che pure varrebbe miliardi di euro – tra ricavi e risparmi, diretti e indiretti – da destinare a prevenzione e sanità e al consumo consapevole. Più risorse dell’Imu sulla prima casa, per intenderci, più delle speculazioni sull’accoglienza, più di qualsiasi altra cosa sia stata discussa nei talk show televisivi. Passare dalla cannabis mafiosa alla cannabis legale avrebbe anche un significato culturale e liberale, ovviamente, ancora più significativo del suo valore economico.

Come forse saprete, avevo dedicato un piccolo libro alla questione, in cui spiegavo proporzioni e misure e denunciavo la liberalizzazione che già c’è, di fatto, rispetto a una regolamentazione di una sostanza, assunta da 5 milioni di italiani: se ci pensate, parlando ancora una volta di proporzioni, uno dei primi partiti del Paese. Ma i partiti, appunto, non ne parlano, salvo rarissime eccezioni. E mai ne parlano i loro leader.

Anche in questo caso, non è necessario promettere, ma registrare ciò che è accaduto, perché alla Camera, a fine legislatura, c’è stato un voto, che ha visto favorevoli e contrari. Favorevoli a una misura più estensiva rispetto alla sola cannabis terapeutica tutti i parlamentari che ora si candidano per Liberi e uguali, ad esempio, e contraria tutta la maggioranza.

Potete verificare qui e qui, oppure rileggere ciò che scrissi allora.

Perché il recente passato ci aiuta a formulare ben più di un’ipotesi su ciò che capiterà in futuro.

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