«Ecco cosa dobbiamo comprendere nel nostro profondo:
l’incantesimo del neoliberismo si è rotto, crollato sotto il peso dell’esperienza vissuta e di una montagna di prove. Ciò che per decenni è stato indicibile ora viene pronunciato a voce alta da candidati che ottengono milioni di voti: istruzione universitaria gratuita, raddoppiare il salario minimo, 100% di rinnovabili non appena la tecnologia lo permetta, demilitarizzazione della polizia, le prigioni non sono posto per giovani, i rifugiati sono i benvenuti, la guerra ci rende tutti meno sicuri.
E dalle folle si alza un grido di supporto.

Con un tale incoraggiamento, chissà cosa ci aspetta? Risarcimenti per schiavismo e colonialismo? Un piano Marshall per contrastare la violenza contro le donne? Abolizione del carcere? Cooperative democratiche di lavoratori al centro di una programma di lavori “verdi”? L’abbandono della “crescita” come misura del progresso?

Perché no? La gabbia intellettuale che ha incatenato l’immaginazione progressista per così tanto tempo giace ora divelta al suolo. Le non-vittorie della sinistra degli ultimi due anni non sono sconfitte. Sono i primi tumulti di un profondo riallineamento ideologico da cui potrebbe emergere benissimo una maggioranza progressista – geopoliticamente influente tanto quanto l’ascesa dell’autoritarismo e del neofascismo all’altro capo dello spettro politico.

Le debolezze e gli errori dei candidati di sinistra dovrebbero essere causa non di disperazione, ma di genuina speranza.
Significa che un campo ben più largo è possibile – è solo questione di piantare collettivamente e con cura i giusti paletti, sin dall’inizio.»

Naomi Klein, No is not enough. Defeating the New Shock Politics, 2017.

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