Quello che ho cercato di dire oggi, al convegno promosso da Stefano Fassina in Campidoglio.

Ci si candida a prendere un voto più degli altri, non a fare bella figura. Non dobbiamo cadere nella trappola del voto utile: il voto di questi anni è stato inutile per due ragioni. La prima: i nostri voti, la nostra passione, la nostra partecipazione è stata usata per fare cose contrarie al nostro programma. Il voto inutile dato alla sinistra per fare cose di destra. La seconda: il voto al partito del governo si è dimostrato inutile perché non rappresenta, non spiega, non risolve, non interviene sulle contraddizioni fondamentali della nostra società, non mette in discussione lo status quo, anzi: lo tutela, anche nei rapporti di potere.

Tutta la politica italiana è scesa in basso, verso volgarità e semplificazioni indecorose. Noi dobbiamo puntare alto, intervenire sui grandi processi globali, sulla transizione in cui viviamo: ecologica, sociale, migratoria. Per fare questo dobbiamo pensare alle elezioni del 2018 ma ancora prima a quelle europee del 2019. Senza lo sguardo europeo, per un’Europa che non c’è, che ha bisogno di un’assemblea costituente che la ripensi in profondità, non c’è spazio nemmeno per le politiche italiane. Il Pd da questo punto di vista è uno spazio politico indistinto, il M5s è il partito del né né, la destra si rifà a Trump, che è la quintessenza del trasformismo: chi comanda il mondo è rimasto al suo posto, anzi, è entrato nel suo governo. E sono le banche, i petrolieri, le multinazionali. Curioso che piaccia sia alla destra sia al M5s…

Leggo che ora l’espressione in voga è sinistracentro: quasi fossimo timidi, non ci credessimo fino in fondo. Basta con le perifrasi: alla sinistra non servono le virgolette.

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