E così dopo una settimana di discussione molto accondiscendente sull’abusivismo edilizio («di necessità») da parte di esponenti della politica nazionale (sia dell’area di governo, sia dell’area di opposizione), oggi, in ragione di ciò che è accaduto a Ischia, si torna tutti a parlare di interventi per l’edilizia antisismica, per la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, per il ripensamento profondo del nostro modo di costruire, cementificare, occupare e ferire il nostro fragile territorio.

Mentre scrivo in tv uno studioso ricorda che Ischia è inserita nella top 5 dell’abusivismo edilizio, secondo Legambiente, in un paese che ha sempre sottovalutato le questioni urbanistiche, autorizzando scempi senza alcuna programmazione o cautela e marginalizzando chi vi si opponeva. «Sono case che non rispettano alcun tipo di normativa», risponde un altro tecnico interpellato da Sky. Alcun tipo di normativa.

Ecco, alla luce di tutto questo, risparmiateci almeno la retorica. Ve lo chiediamo seguendo il viaggio di Beatrice Brignone attraverso le terre colpite dal sisma un anno fa.

Ve lo chiediamo perché la retorica è dannosa più di ogni altra cosa. Soprattutto se oscilla in continuazione, affermando tutto e il suo contrario, per commentare – con effetti speciali – l’ultima dichiarazione e l’ultimo avvenimento.

Dannosa e abusiva, la retorica politica di chi è interessato soltanto al consenso e a dire cose popolari, sia che si tratti di ammettere l’abusivismo, sia che si tratti di scagliarsi contro l’abusivismo, la settimana successiva.

Tutti apprezziamo il lavoro dei Vigili del Fuoco e ci commuove l’estrazione di bambini piccoli (anche il neonato impolverato, simbolo di questa storia dolorosa): dovremmo chiedere alla nostra classe politica, anche quella diffusa, di essere «vigile» a sua volta. Prima.

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