Sospettavamo che le larghe intese avrebbero portato a destra. A snaturare quel poco di centrosinistra che rimaneva e a far crescere la destra.

Lo dicevamo nel 2013, riprendendo un ‘proverbio’ della politica tedesca.

In questi giorni possiamo dire che la missione è compiuta, con la minnitizzazione, che completa il processo avviato già in altri campi.

E così dopo aver banalizzato i diritti del lavoro a favore della libertà di licenziare con un attacco nemmeno troppo velato ai sindacati (quelli di sinistra, ovviamente), aver rilanciato la politica delle grandi opere (e omissioni) dell’era berlusconiana, aver ridicolizzato le proteste degli insegnanti, aver piegato la discussione sulla Costituzione a una questione elettorale e di potere, ecco arrivato il momento anche delle migrazioni. Con un ‘nemico’, le Ong, così come lo erano stati appunto i sindacati, gli insegnanti, i costituzionalisti.

All’insegna del meno peggio, abbiamo visto fare molto peggio. Il peggio è diventato insomma familiare e ha contagiato tutti quanti.

C’è, per giunta, sempre un altro peggio – peggiore – da considerare.

Siamo arrivati al punto che per evitare che vinca Salvini, ci si augura che tenga Berlusconi e la destra (fintamente) moderata. Quelli che respingono i migranti, ma almeno non fanno sfoggio di razzismo, oppure lo fanno ma con alcuni giri di parole. Quelli che avrebbero cancellato alcuni diritti dei lavoratori ma hanno trovato comodo che alla fine li abbiano cancellati quelli che prima li difendevano.

Spingersi un po’ più in là, sulla destra, spingendo verso destra anche il voto utile.

C’è chi tutto questo lo ha reso naturale, quasi automatico. E non pare viverla nemmeno troppo male. Anzi.

Non c’è limite al meno peggio.

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