Il voto di McCain, decisivo nel Senato americano per fermare la liquidazione dell’Obamacare voluta da Trump, è un piccolo manuale di dottrina politica.

Perché ci ricorda che cosa significa «check and balance». Ci dice che è meglio avere rappresentanti con una propria constituency, perché siano autorevoli e davvero rappresentativi. Ci ricorda che a maggiori poteri dell’esecutivo può e deve corrispondere una maggiore autonomia del Parlamento. Ci rammenta che la fiducia (in tutti i sensi) va guadagnata, non imposta, e che si può, motivatamente, reagire agli editti, alle decisioni che paiono irresponsabili, strumentali e poco ragionate.

Dopo l’ubriacatura (in)costituzionale dello scorso anno, vale la pena di ripartire dai fondamentali, dagli strumenti di garanzia e di controllo, da quell’equilibrio da trovare (e da rinnovare) tra potere esecutivo e legislativo. Tenendo in totale considerazione le differenze, ribadendo che ogni sistema ha proprie regole, ma anche affermando – sempre – la struttura democratica che le istituzioni politiche e repubblicane devono conservare con diligente cura.

Chi copia – senza tradurre – dagli altri sistemi fallisce sempre. Lo abbiamo visto con la confusione, alimentata da molti commentatori sbadati e quasi sempre interessati, nel commento al voto francese (che ora tutti i macronisti fingono di dimenticare, delusi dalle scelte politiche del loro beniamino).

Ecco, l’esempio di McCain, al di là delle opinioni, ci ricorda che le cose sono complesse e che la semplicità e l’immediatezza più volte evocata da tutte le parti politiche non deve mai cancellare la dialettica politica e quella istituzionale. Che è meglio evitare di immaginare scorciatoie attraverso le quali fare un ‘sacco’ di tutti i voti, del pigliatutto-a-prescindere, come prevedeva l’Italicum, bocciato proprio per questa ragione dalla Corte costituzionale. Governabilità e rappresentanza sono sorelle, nei sistemi evoluti, ma sono in tensione tra loro. A volte (negativamente) positiva, a volte (positivamente) negativa.

Dopo il fallimento della stagione delle ‘riforme’ e più in generale di una legislatura che riparte dal Consultellum del 2014 (!), credo che questi siano appunti da tenere vicini, a portata di mano, da non buttare nel cestino. Per il bene di tutti: della democrazia e delle istituzioni che devono farla vivere.

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