Il fronte dell’ipocrisia, a un anno esatto dalla presentazione in aula del testo di legge dell’intergruppo, ha ridimensionato il testo base, optando per una versione minima e esclusivamente riferita alla cannabis terapeutica. Nessuna legalizzazione, nessuna depenalizzazione, nessuna possibilità concessa all’autoproduzione.

Un messaggio oscurantista che si afferma grazie all’inedita «accozzaglia» proibizionista che va dal Pd all’estrema destra (Pd, Fi, Lega e Fratelli d’Italia, passando per gli illuminati esponenti di Ap), a cui si sono sottratti soltanto Possibile, Si e M5s.

A settembre, quando la legge arriverà in aula, questa volta per essere discussa e finalmente votata, ripresenteremo le nostre proposte, condivise da centinaia di colleghi di ogni parte politica, sapendo che sarà difficile ‘spostare’ una maggioranza – allargata – che si è espressa in quel modo nel lunghissimo lavoro delle due Commissioni, in quella che Daniele Farina ha giustamente definito «melina parlamentare». Per farlo, avremo bisogno che la discussione parlamentare sia accompagnatada una mobilitazione documentata e appassionata.

A chi storce il naso, ricordo che la questione assume rilevanza politica generale, come ho cercato di spiegare nel mio piccolo libro Cannabis. Dal proibizionismo alla legalizzazione.

E non solo perché il proibizionismo ha fallito e ha costi sociali ed economici altissimi, ma perché nemmeno il benaltrismo regge, in questo caso, essendo una questione che riguarda milioni di cittadini  (cinque milioni di consumatori) e che ha valori economici miliardari.

Non solo perché si risparmierebbero molte risorse senza far aumentare i consumi, ma perché si sposterebbero cifre consistenti dalla mafia e dalla criminalità organizzata verso la prevenzione e il sistema sanitario nel suo complesso.

Non solo perché la legalizzazione è sperimentata con successo in altri paesi, ma perché sarebbe un segnale di civiltà, rispetto a politiche del divieto totalmente inefficaci, verso una regolamentazione più rigorosa dei prodotti e una responsabilizzazione dello stesso consumo, con finalità terapeutiche e non solo.

Teniamolo a mente. Perché è una norma specimen, modello di un tipo di legislazione che parte da dati empirici e statistici verificati, che introduce meccanismi di valutazione, che è ispirata a principi e profili liberali. Un tipo di legislazione a cui non siamo abituati e da cui il nostro paese potrebbe trarre giovamento, anche in altri ambiti.

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