Leggete, se potete, questo pezzo del Guardian, tradotto questa settimana da Internazionale.

Siamo nella «grande transizione» e il tema della corruzione si impone sempre di più. Perché le questioni matrioska che ho cercato di descrivere, assomigliano sempre di più a scatole cinesi. Una dentro l’altra, attraversate da flussi di capitale e di influenze sottratti alla legge e al controllo democratico.

La matrioska è globale e, al suo costante ingrandirsi ed estendersi corrisponde una sempre maggiore concentrazione del potere, della ricchezza, delle risorse.

In quella storia brasiliana, ma immediatamente planetaria, ci sono tutti gli ingredienti non solo di quello che Jonathan Watts definisce «lo scandalo di corruzione più grande del mondo», ma una vera e propria biografia della società in cui viviamo, in cui vicende locali e posizioni personali entrano in una rete vastissima, potremmo dire infinita.

Ci sono, in questa storia, le grandi imprese statali (la più grande delle quali è impresa petrolifera), i gruppi privati, le carriere dei politici, i paradisi fiscali, le controversie tra maggioranza e opposizione (che si scambiano di posto e dove nessuno può scagliare la prima pietra), in cui la politica è immersa in una logica che la supera e la umilia, che ne mortifica puntualmente i tentativi di mettere a posto le cose e impedisce al bene (quale bene?) di vincere sul male. Immaginate un auto che esce dall’autolavaggio, per rimanere in metafora, ancora sporca. Anzi, più sporca di prima.

Sarà perché ho accompagnato la lettura del pezzo a Corruzione di Don Winslow, che mi ha riportato alle (s)fortune di Serpico, ma la sensazione è opprimente e invita a studiare sistemi che non solo contrastino la corruzione tradizionale, ma che porti tutti quanti a interrogarci sulla portata devastante di simili reti di potere che eludono qualsiasi controllo e che si affermano, puntualmente, con la complicità della politica.

Uscirne è difficile, quasi impossibile. Perché i pochissimi che comandano possono «autolavarsi» e riproporsi o in ogni caso farla franca.

Un compito di questa generazione è evitare che il mondo si risolva in un grande lava jato, che in prospettiva è destinato a salvare pochissimi e a sommergere tutti gli altri.

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