Leggo che Giuliano Pisapia dice – oggi – che un patto con il Pd gli sembra «molto complicato».

Ora, capisco tutto e lo dico per l’ennesima volta, preoccupato che le persone capiscano che cosa si vuole fare: queste dichiarazioni rendono «molto complicato» non solo il rapporto di Pisapia con Renzi, ma anche la possibilità di un rapporto nella costruzione di un progetto di governo a sinistra.

Se si vuole costruire, si parta da un Manifesto condiviso – non imposto – e da candidature che emergano nelle città e nelle province. Si può essere unitari, peraltro, solo se si è autonomi, non per via del sistema elettorale, ma di una scelta politica.

Scoprire ora che esistono le larghe intese che ci sono da cinque anni, che l’opzione di Renzi è centrista e aperta al centrodestra, significa negare ciò che è successo ed è molto pericoloso, dal punto di vista politico, prima culturale e poi elettorale.

Spero si capisca che la lista da «Boccia al Che Guevara», ovvero una proposta elettorale unica a sinistra, che propongo quando ancora non era stato presentato il Rosatellum, il Salamellum e ancora non si discuteva di soglie, si può fare solo se tutti saranno generosi e nitidi. Altrimenti è davvero tutto molto, troppo complicato.

La scommessa di Pisapia di dicembre si basava su un’ipotesi del tutto irrealistica: che fosse cambiato il quadro, che Renzi uscisse ridimensionato dal congresso del Pd, che si potesse tornare all’Ulivo con chi lo aveva sradicato, con azione scientifica e certosina, patti del Nazareno, articoli 18 e via discorrendo.

Ora la prospettiva è cambiata, ma lo schema deve essere sincero, altrimenti le persone non si fidano. Mi sembra semplice e credo che ci si debba riflettere, prima che sia (già) troppo tardi.

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