Un inceneritore gigantesco con poca o nessuna politica intorno. Un Paese in cui l’economia circolare non decolla e tutto finisce in un circolo vizioso, in cui i rifiuti sono occasione per pessime strumentalizzazioni politiche e poco altro. In cui le bonifiche non si fanno, nonostante i bonifici, come raccontavo quando stavo all’opposizione in Regione Lombardia. In cui la classe dirigente si perpetua, tutto sommato e nonostante tutto: sempre la stessa.

Ieri sera ad Acerra con Tommaso Esposito, candidato sindaco, e Rocco Grimaldi, compagno di molte avventure. Nessun voto di scambio, in cambio l’impegno a continuare in ciò che è giusto. Nessun favore e nessun privilegio momentaneo, che non serve a niente e che fa molto male: patto con il diavolo che devasta qualsiasi altro patto costituzionale e repubblicano. Che lo nega, in ragione dell’emergenza e della necessità.

Il tutto immerso in un trasformismo che pare essere l’unica cifra della politica nazionale, con l’inedita versione di un «centro, sinistra», con la virgola in mezzo (davvero) e schieramenti che si assomigliano talmente tanto che non importa alla fine nemmeno chi vince. Perché perdono tutti.

Poi c’è qualcuno che non ci sta. Che coltiva un’alternativa. Che si sottrae allo schema dominante (aggettivo tecnico, perché quello schema domina e definisce l’intera politica locale). Qualcuno che prosegue nelle battaglie, nelle sfide (Tommaso le chiama «vertenze») attraverso le quali si costruiscono partecipazione e consenso informato. Senza, non c’è la sinistra, anzi: non c’è la politica. C’è solo la conservazione dell’esistente, anche se l’esistente ci piace poco o nulla.

Contro la mafia, in tutte le sue forme, che si impone ancora di più quando la crisi morde da tempo, che sfrutta l’adozione di strumenti sempre troppo parziali per contrastare le disuguaglianze e il degrado a cui una parte cospicua della popolazione non riesce a sottrarsi: ci finisce dentro. E le questioni urbanistiche «di favore» che uniscono più di ogni altra cosa le amministrazioni di tutte le latitudini.

Non ci si rassegna. Anche se è difficile, anche se non conviene, anche se è più comodo aderire a ciò che c’è già, benché sia altrettanto responsabile per ciò che fa e soprattutto per ciò che non riesce a fare.

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