Le bugie possono essere di molti colori e a guardare la politica non solo italiana ciò può anche essere ben più che metaforico: ogni colore, potremmo dire, ha le proprie bugie.

C’è però un tipo particolare di bugie, quelle blu, che è stato opportunamente indagato in uno studio di cui consiglio la lettura.

Prima di tutto la definizione:

Le “bugie blu” appartengono a una categoria del tutto diversa: sono allo stesso tempo egoiste e vantaggiose per gli altri, ma solo se appartengono al proprio gruppo. Come spiega Kang Lee, psicologo all’Università di Toronto, queste bugie cadono a metà fra quelle “bianche” dette per altruismo e quelle “nere” di tipo egoista. “Si può dire una bugia blu contro un altro gruppo”, dice Lee, e questo rende chi la dice allo stesso tempo altruista ed egoista. “Per esempio, si può mentire su una scorrettezza commessa dalla squadra in cui giochi, che è una cosa antisociale, ma aiuta la tua squadra.”

Ciò pone degli interrogativi non banali a chi intende contrastare le bugie politiche più formidabili. Perché non è con una semplice decostruzione che si possono affrontare, né con il classico appello al politicamente corretto. Certo, dimostrare che sono autocontraddittorie, false e inefficaci può essere un modo per iniziare, ma è la costruzione di «qualcosa d’altro» che deve appassionarci.

È questione di metodo, di scelta degli argomenti ma soprattutto di convinzione, a mio modo di vedere: essere capaci di formulare tesi e proposte altrettanto semplici (che non travisino la complessità, ma la definiscano) e altrettanto ambiziose, nella soluzione dei problemi fondamentali (e planetari).

Per farlo la conclusione dell’articolo vale a tutte le latitudini ed è una sorta di manifesto politico:

E gli altri nel frattempo che cosa devono fare?

Dobbiamo darci l’esattezza come obiettivo, anche quando i fatti non si adattano alla nostra realtà emotiva. Iniziamo a verificare le informazioni, alla ricerca di fonti diverse in competizione, facciamo crescere un social network diverso, condividiamo le informazioni in modo corretto, e ammettiamo quando non ci riusciamo.

Questo è facile. Ma la cosa più importante e difficile che possiamo fare in questo momento, suggerisce questa linea di ricerca, è mettere una certa distanza critica tra noi e i nostri gruppi di appartenenza, così da diminuire la pressione a far parte di un gregge.

Donald Trump dice bugie, sì: ma questo non significa che tutti, compresi i suoi sostenitori, debbano seguirne l’esempio.

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