Mentre prosegue il nostro lavoro per la Costituente delle idee (qui le ultime ‘istruzioni’), leggo un sacco di cose che non possono non destare interesse.

Sinistra italiana non risolve le proprie contraddizioni se non forse scindendosi, con sindrome ‘radicale’ (perché nel frattempo anche i radicali sono attraversati da sfratti e divisioni devastanti).

Pisapia rilancia se stesso, dopo avere rinunciato a proseguire nel proprio mandato di sindaco, come punto di riferimento di un’area a sinistra che però dialoga con il Pd, qualsiasi Pd, anche quello di Renzi.

La minoranza del Pd minaccia non una, ma due o tre scissioni, augurandosi forse che la scissione alla fine la faccia proprio Renzi. Nel caso, gli esponenti non renziani andrebbero con Pisapia, che poi vuole allearsi con il Pd, qualsiasi Pd, anche quello di Renzi. Quindi uscirebbero per rientrare, che non mi pare – se posso – proprio un’idea geniale. A meno che il congresso del Pd non cancelli la proprietà transitiva, sostituendola con i tradizionali ghirigori per cui ci si allea con chi si ritiene lontanissimi. L’importante è allearsi, poi si vedrà.

Tutti dicono di essere convinti di arrivare al 40%, ammesso e non concesso che la legge elettorale rimanga più o meno quella che è, che in queste condizioni pare una fata morgana, utile soltanto per ‘chiudere’ il dibattito, non certo per aprirlo.

Quasi nessuno dice che cosa vorrebbe fare. Parlo di impegni programmatici, di progetto, di questioni politiche. Se ci si allea con il Pd che intende «proseguire le riforme di Renzi» (mantra che tutti ripetono, soprattutto i dirigenti del Pd, i ministri, gli opinion leader che le hanno condivise, che rimangono tutti saldamente al loro posto), non si capisce come si potrebbe fare diversamente da quello che abbiamo visto in questi anni. E ciò vale soprattutto se Renzi rimane alla guida del Pd e delle coalizione di forze che al Pd guarderebbero.

Ciò che manca è esattamente ciò che consentirebbe una scelta più seria, approfondita, strategica: un progetto di governo, scritto (perché della tradizione orale, a chiacchiere, non se ne può più), condiviso da persone credibili, che vogliono governare il Paese sulla base di impegni chiari, di una linea politica nitida, di parole semplici e forti.

Si riparta da lì: e così si costruisca qualcosa. Tutto il resto è destinato a avvitarsi e a far vincere il progetto di governo degli altri. Sempre che ne abbiano uno, pure loro.

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