A Bologna il 19 novembre, nell’iniziativa promossa da Possibile, non si farà uso di slogan e di semplificazioni (e di semplificazioni delle semplificazioni), né si terranno comizi, ma interventi di costituzionalisti e studiosi della politica.

Si partirà dalle nozioni più elementari, dai modelli più efficaci, dalle soluzioni più semplici per affrontare un compito così difficile, quello di affrontare un referendum all inclusive, voluto così dal governo e dalla fragile maggioranza che ha votato questa riforma.

Interventi che si svolgeranno sulla base di un lungo e meticoloso lavoro che si è sviluppato in lungo e in largo, dopo aver attraversato il testo della riforma e tutto il Paese nelle iniziative di questi mesi.

Non ci saranno parole roboanti, né toni da fine del mondo (essendo la fine del mondo argomento troppo serio per essere trattato con leggerezza): si parlerà del referendum costituzionale, che dovrebbe essere l’argomento in discussione, nonostante da mesi non sia così. Ovvero se ne parla, ma in realtà si intende spesso, quasi sempre altro.

Ci saranno i rappresentanti dei principali comitati del No a livello nazionale che con noi condividono ispirazione culturale e politica, a cominciare da Alessandro Pace e Stefano Schwarz.

Non c’è bisogno di bufale, di effetti speciali, di esagerazioni per spiegare perché si voterà No il 4 dicembre: sono sufficienti parole chiare, semplici, costituzionali, politiche nel senso più vero del termine, ovvero parole collegate alla Repubblica, alla qualità delle sue istituzioni, al profilo del testo fondamentale che deve essere condiviso, revisionato in modo puntuale, con un approccio cauto e ragionato. Non propagandistico.

Non è un «o con me o contro di me», non è «dopo di me, il diluvio», non è «come la Brexit», non è né il «sistema» né l’«antisistema», non è né una risposta a Trump né a nessun altro.

E sapete perché? Perché è una cosa più importante: è la nostra Costituzione. Che si può cambiare, certamente, ma lo si deve fare bene, altrimenti è assolutamente meglio evitare. E lo si deve fare sulla base di un percorso più rigoroso, di un mandato più chiaro e di obiettivi meno confusi e opachi di chi ha voluto farle così.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti