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Così Stefano Folli su Repubblica. E come già per altre mille cose, il piano è quello di fare un po' la destra, sperando di fermarla. O di sostituirsi ad essa.

Come dice Elly Schlein: su quel terreno non puoi superare la destra, le apri soltanto la strada.

Convocare un vertice nell'isola-crogiolo del sogno europeo senza ottenere alcun risultato, su una portaerei che non porta nient'altro.

Ritrovarsi senza interlocutori dopo pochi giorni, per aver fatto troppo l'elastico con le istituzioni europee.

Chiedere flessibilità per fare cose non necessarie (per usare un eufemismo) e non certo ragionevoli né apprezzate dai partner che devi convincere, come aver abolito a tutti la tassa sulla prima casa, come aver promosso la proliferazione dei bonus a prescindere dal reddito, aver fatto  un po' gli espansivi senza espandere e redistribuire ricchezza e nuove occasioni di reddito.

Aver magnificato il piano Juncker (a proposito, tutto bene?) senza porre in essere alcuna vera strategia di investimento.

Fare la voce grossa e politiche piccole, striminzite.

Lamentarsi per la scarsa condivisione sull'immigrazione con una gestione non certo rigorosa del fenomeno, affidata al sempiterno Alfano.

Tutte scelte (che in realtà non lo sono, perché non ci sono alternative, giusto?) che non ci portano da nessuna parte.

Se si vuole contrastare il populismo con un altro populismo, si fa il gioco del populismo. Si perde credibilità e non si offre alcuna reale soluzione.

Del resto, quando altri, come la Grecia, hanno avuto bisogno di noi, abbiamo voltato loro le spalle.

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