Il premier che dice che il reato di clandestinità va cambiato senza fretta, proprio lui che accelera anche con il semaforo rosso, è uno scandalo: perché il Parlamento aveva delegato il governo (quindi aveva già deciso), e tutta la maggioranza aveva esultato come dopo una vittoria in finale, ma il governo non se l’è sentita di decretare. No. Il governo che non guarda in faccia a nessuno, che non guarda ai sondaggi, che vuole passare alla storia, fa scadere la delega ricevuta dalla sua stessa maggioranza, guidata ora dallo stesso premier che ne guida anche il partito di maggioranza relativa, ha fatto passare mesi e mesi senza fare nulla.

Pare che anche sulla Cannabis, con buona pace di Della Vedova che sta al governo e nel frattempo guida l’intergruppo e dei tanti parlamentari del Pd che hanno sottoscritto una proposta di legge per la sua legalizzazione, si torni indietro: su un’altra cosa già decisa dal Parlamento. Nella stessa legge già approvata.

Sulle unioni, prevale la logica del semicivile: quasi a dire, sì riconosciamo le unioni, ma ricordando che sono strane e non meritano diritti pieni.

Un trionfo del progressismo moderno. E non veniteci a dire che è colpa di Alfano. Perché altrimenti – dopo Jobs Act, contante, Tasi, ponte sullo Stretto – dovrebbe pensare che il premier è lui.

Non “piove, governo ladro”. No: “nebbia, governo Alfano”.

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