Domani a Napoli in occasione degli Stati generali di Possibile (all’Arenile, Bagnoli, a partire dalle ore 10) cercheremo di miscelare con sapienza tradizione e innovazione (che, come ripeto da tempo, non sono in contrasto tra loro), associando strumenti telematici per la partecipazione ad antichissimi strumenti per la mobilitazione e il coinvolgimento dei cittadini.

Proveremo a costruire un «partito di strada» (secondo un’espressione coniata da Beatrice Brignone), a tu per tu con i cittadini, attraverso strumenti inediti e cose a cui ci siamo disabituati da tempo immemorabile.

Per prendere la rincorsa bisogna tornare al 1848, alla «campagna dei banchetti».

Leggo che anche il premier lancia 1000 banchetti (formula da noi già sperimentata qualche settimana fa), in cui chiede al suo partito di tornare in piazza dopo tanto tempo: è in ogni caso una buona notizia, perché è sempre piacevole sapere che la politica esce dalle stanze (spesso segrete) del palazzo che frequenta e dagli studi televisivi.

Resta solo da capire se la minoranza del Pd farà gli stessi banchetti o se su lavoro ambiente e riforme saranno banchetti in dissenso (#sischerza). E anche se qualche elettore si presenterà ai loro banchetti con il programma elettorale del 2013, completamente travisato (#nonsischerza).

C’è però una notevole differenza: una cosa sono i banchetti per la propaganda, altro quelli per la partecipazione. Sarebbe stato interessante per esempio fare i banchetti per presentare le proposte sul lavoro o sulla Costituzione, prima che si definissero con i dirigenti della destra più che con gli elettori del centrosinistra.

Nelle prossime settimane dimostreremo con piacere (e con gioia) che, tra le due cose, c’è una bella differenza.

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