Mentre Pisapia e altri fanno capire che bisogna essere alleati del Pd in occasione delle Amministrative del 2016 ma anche delle Politiche del 2018 (o, forse, 2017…), mentre Marino a Roma dice di prendere in considerazione l'ipotesi di candidarsi alle primarie del Pd (il partito che ormai rifiuta anche solo il contatto con lui), mentre un po' dappertutto è aperto nella sinistra tradizionale il dibattito tra governisti e alternativisti (penso a Bologna, penso a Torino), ritengo che dovremmo sottrarci e rilanciare: creare da subito, con tutti quelli che ci stanno, un percorso. Autonomo e, mi viene da dire, necessariamente alternativo.

Mettere una mano e sotto tutte le dita che ci vogliono stare, come abbiamo proposto e poi fatto in Liguria (Pastorino fece il 10% in due mesi, anche se il dato è stato rimosso più o meno da tutti, anche da chi se ne potrebbe giovare).

Penso prima di tutto alla coalizione civica (e quindi politica) di Bologna, alla proposta che proviene da Giorgio Airaudo e altri a Torino, all'idea del governo-luce di Roma, tutta da costruire (a Roma, non con gli schemi nazionali, se ancora esistono, per altro, questi schemi). Un concorso di forze, prima libere che di partito, che individuino entro la fine dell'anno cinque proposte cinque per la propria città, da condividere e da sottoporre al vaglio degli elettori.

Città dove non ci siano periferie escluse dal centro, dove la questione sociale (reddito e casa) siano assunte come prioritarie, dove ci si difenda dall'attacco tardo-liberista ai servizi pubblici (qualsiasi servizio pubblico), dove si smantellino ceti di potere e si chiuda con gli sperperi (oligarghici). Dove si lotti palmo a palmo contro le disuguaglianze e contro le discriminazioni, per la trasparenza e per la condivisione degli spazi, delle opportunità, dei tempi. Città che chiudano con la stagione del cemento e puntino tutto sull'efficienza energetica e la valorizzazione ambientale, che cambino definitivamente la politica dei rifiuti, che diano voce agli esclusi (e quindi assenteisti dal voto, come spiegavamo con Andrea Pertici in Appartiene al popolo).

Città dove i sindaci contrastino le politiche sbagliate che riguardano gli enti locali (e un po' tutto il resto) e non le assecondino con entusiasmo, come sta sorprendentemente (ma anche no) accadendo da anni. Città in cui l'innovazione sia prima di tutto culturale e sociale, perché sono la stessa cosa.

Città in comune, come quella Barcellona di cui tutti (stra)parlano.

Per quanto mi riguarda, chiederò a Possibile e a tutti quelli che ci seguono di parlare di questo e non di sigle o candidati.

Prima viene la bandiera, poi il portabandiera. E proporrò di aderire a tutti quei progetti che vadano in questa direzione.

Senza perdere altro tempo in politicismi e senza pensare che sia questione da ceto politico.

No, questa cosa riguarda i cittadini e la loro capacità di sapersi organizzare. E quello che avete letto è il mio punto di vista da elettore e da cittadino, che si chiede dove stiamo andando. Sperando che qualcuno nella sua città gli offra un altro punto di vista.

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