Com’era abbondantemente prevedibile, e con un ritardo che ha dell’incredibile, pare che tutti si siano resi conto di un’ovvietà (nota peraltro fin dal 2011, quando dopo la stagione della partecipazione, a fine anno iniziò quella delle larghe intese): lo schema Pisapia non esiste più. Per di più Pisapia non si ricandida (lo ha detto mesi fa). Quindi non c’è il modello e non c’è più nemmeno il nome che lo aveva ispirato che tanto aveva fatto sognare, per Milano e per il livello nazionale (senza alcuna conseguenza, perché come si è detto le cose sono andate a finire in modo completamente diverso).

Il partito della nazione celebra le primarie: anzi, forse celebra le primarie. Intanto sono in corso le premiarie, ovvero le consultazioni del premier, che cerca un nome più altisonante per chiudere la partita, un po’ come sta facendo a Roma.

La sinistra inizia a interrogarsi sulla possibilità di esprimere un proprio candidato: peccato solo che sia molto tardi. Qualcuno è ancora affezionato all’idea di partecipare alle primarie, pur dicendo peste e corna del Pd, sulla base del ben noto argomento della diversità milanese. Peccato che in questi anni quello che un tempo è stato il centrosinistra milanese non abbia mai avuto nulla da dire sulle famose riforme del governo Renzi. Anzi, le abbia apprezzate senza alcun distinguo, con una certa simpatia dell’amministrazione per l’attuale premier fin dal 2013. In giunta allora erano quasi tutti renziani, più o meno dichiarati, e non mi pare che il dato, all’interno del Pd, si sia ridimensionato. Anzi.

Il sindaco di Milano non è una figura minore: non può non avere un’opinione sulle cose che accadono a Roma, discuterle e influenzarle. L’idea che Milano faccia altro è molto pericolosa e parecchio ipocrita, insomma.

Quindi, la sinistra di governo non può andare con il centro del partito della nazione, a meno di non tradire se stessa. E non è certo colpa di chi lo rileva, il problema, ma di chi ha contribuito a crearlo. Chi sta governando in un certo modo, chi ha mortificato idee e valori della sinistra per governare forever con l’aiuto di tutta la destra che incontra.

C’è chi ha scelto la governabilità a scapito della rappresentanza. Consapevole di perdere un pezzo a sinistra per stare al centro: anzi, più propriamente, in mezzo.

Gli elettori milanesi lo hanno capito, non sono diversi da quelli di Genova o di Roma, per fare due esempi molto attuali. Ora tocca alla politica compiere il passo verso la chiarezza e l’autonomia.

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