Siccome girano leggende metropolitane sui referendum, vorrei precisare quanto segue:

La prima volta che ne parlammo in pubblico e ne scrissero i giornali e ne parlarono le tv è stato due mesi e mezzo fa, dopo il voto sulla riforma elettorale, in occasione di un convegno promosso da Possibile in Senato, il 13 maggio (preceduto da un post dell'8 maggio), a cui erano presenti e rappresentate tutte le forze di opposizione (a cominciare dai 5 stelle).

Da allora, attendendo l'esito delle elezioni amministrative e ribadendo i nostri obiettivi nella lettera del 2 giugnoabbiamo inviato centinaia di appelli a tutti quanti, partiti, movimenti e soggetti sociali (e abbiamo proseguito per settimane, come potete verificare qui).
 
Abbiamo chiesto loro di commentare i quesiti, di valutarli, di proporne altri, di precisare il messaggio politico.
 
Inizialmente abbiamo presentato la piattaforma: ci siamo messi a disposizione per fare i referendum, chiedendo a tutti di fare proposte su quali quesiti predisporre, in modo completamente aperto e democratico e condiviso.
 
Poi abbiamo definito le aree di intervento e iniziato a lavorare ai quesitiche abbiamo inviato in bozza a tutti i soggetti potenzialmente interessati, ne abbiamo scritto fin dalle premesse di Possibile, attendendoci risposte nel merito, sotto il profilo tecnico e politico.
 
Abbiamo poi deciso di attendere la votazione finale sulla scuola, predisponendo l'unico quesito che ci pareva fosse ammissibile tra la votazione del Senato e quella, finale appunto, della Camera, quello dedicato alla norma-bandiera dei presidi-manager, che qualifica per sineddoche, tutta la cosiddetta riforma della Scuola.
 
Abbiamo verificato i testi con tecnici e soggetti che hanno prestato la loro collaborazione, condividendo il progetto: si tratta di Green Italia e della sinistra liberale, che poi hanno depositato con noi i quesiti, assorbendo anche la proposta referendaria di Marco Galdi, che riguarda analogo quesito sui capilista bloccati dell'Italicum.
 
Abbiamo comunicato queste intenzioni al mondo sindacale, inviando ai segretari generali e alle categorie interessate i quesiti e le nostre proposte.
 
Le principali obiezioni riguardano i tempi e le modalità di raccolta: facciamo presente che se le firme saranno raccolte entro il 30 settembre si potrà votare nel 2016, mentre se saranno raccolte entro il 15 ottobre si potrà votare nel 2017 (soluzione meno efficace, ma comunque minima: tutto ciò che viene presentato in termini referendari dopo il 30 settembre si voterebbe comunque nel 2017, è il caso di chiarirlo per l'ultima volta).
 
Nostro obiettivo primario è fare in modo che i referendum si votino lo stesso giorno delle elezioni amministrative del 2016.
 
Il nostro appello, perciò, è prima di tutto rivolto ai consiglieri comunali perché, come certificatori, rendano possibile la nostra raccolta, e a tutte le forze politiche perché collaborino, alla pari, assumendosi oneri e condividendo eventuali onori (in termini democratici).
 
Nostra intenzione non è quella di raccogliere le firme sui nostri referendum, ma spiegare ai cittadini che i referendum sono loro e così sono stati da noi pensati fin dall'inizio.
 
A tutte le proposte abrogative accompagneremo progetti di legge e proposte e soluzioni e interventi che facciano capire che non esiste solo il modello che contestiamo ma che possono essere promosse vere alternative e che ci siano, insomma, altre possibilità.
 
Vorremmo una campagna crowd (qui il link al post del 19 giugno), basata sull'impegno di tutti, proprio perché il risultato non sia rivendicato da nessuno.
 
E vorremmo che fosse una campagna propositiva, considerando fondamentale l'opportunità – finora negata – di proporre un giorno referendum propositivi e leggi di iniziativa popolare che siano affrontate in tempi certi dal Parlamento, come abbiamo sostenuto nella discussione delle riforme costituzionali e come abbiamo sempre ribadito in ogni occasione.
 
Questi sono i referendum che Possibile offre al Paese.

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