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Ecco che cosa è successo oggi. Ecco quella che L’Unità considera una contestazione. Sono stato in piazza due volte, oggi, con gli insegnanti. Ho scambiato impressioni, discusso dei referendum (trovando grande entusiasmo, a riprova del fatto che le persone sono più avanti delle forze politiche), ricevuto una lettera commovente da una professoressa commossa, fatto un po’ di foto come questa, illustrato i tempi della discussione e dell’approvazione della legge, spiegato le ragioni di chi esce e l’anno che è passato. Ho ricordato di avere votato no e che lo rifarò quando si voterà.

Sono stato oltre le transenne per mezz’ora, con grande preoccupazione degli insegnanti verso la riforma, non certo verso di me.

Poi, certo, c’erano le bandiere dei 5s e i loro militanti che urlavano contro tutti. Gridavano: onestà! E poi: elezioni! Che peraltro io chiedo da anni, diciamo così.

Poi ci sono stati i parlamentari amici degli insegnanti che hanno dichiarato che abbiamo subito dure contestazioni. Un bel circolo vizioso. Davvero. Poi i parlamentari dei 5s dicono che sono stati gli unici a non essere stati contestati. Altro circolo, ancora più ridicolo. Di certo le persone che stimano me non fischiano chi è d’accordo con me.

Per il resto, come già in altre occasioni, sono stato in piazza, senza paura e senza farmi intimidire, perché non ho proprio nulla di cui preoccuparmi.

P.S.: ah, ho parlato con grande serenità anche con due elettori del M5s. Che non urlavano, discutevano. Con calma. E ragionevolezza.

P.S./2: quasi tutti gli insegnanti che ho incontrato prima votavano Pd. E forse leggevano l’Unità.

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