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Nel gruppo misto (in un Parlamento mai così misto) e in Liguria, dove la campagna di Luca cresce ogni giorno di più.

E se penso a come vorrei spiegarvi quello che faremo in futuro, vi consiglierei di guardare a lui, al suo volto, alla sua libertà, al suo rigore, alla sua freschezza.

Più ci penso più credo che per evitare che la destra vinca in Liguria, si deve votare proprio lui, rovesciando la campagna del voto utile lanciata da chi era sicuro di vincere e ora teme di perdere.

Troppo controversa la vicenda delle primarie, troppo duri i colpi contro Costituzione e legge elettorale, troppo doloroso il ricordo del Jobs Act, troppo superficiale la buona scuola (che buona non è), troppo opaco il giudizio sull'amministrazione regionale uscente, al di là delle vicende giudiziarie su cui Pastorino ha fatto benissimo a non insistere: non solo per cavalleria, ma anche perché la politica è un'altra cosa.

Pastorino può essere votato dalle persone libere, anche da altri gruppi politici, proprio perché rappresenta un progetto di cambiamento senza consegnare la regione a destra.

È un uomo di sinistra, ma senza nostalgia: una sinistra solare.

Sì, quindi, è un voto utile: per cambiare, per i valori della sinistra che vuole governare (senza dimenticare di essere sinistra), per rappresentare indignazione e mugugno senza eccedere con i toni e con le sparate contro tutto e tutti, per chiarire i rapporti di potere, per dedicarsi al paesaggio con maggiore convinzione e meno cemento, per dare voce a chi non vuole votare più. Quei «biancosi» (così li chiamava Saramago) che sono a tutt'oggi il maggior partito italiano.

Con lui, ormai due anni fa, organizzammo una manifestazione che si intitolava l'ultima spiaggia, a Bogliasco, tra centinaia di persone, una delle più belle iniziative della mia carriera politica.

Ecco, questa volta la spiaggia è la prima: c'è da depurare le acque, risolvere la questione dei rifiuti su cui la Liguria è incredibilmente indietro, evitare mostri sulle coste, arginare l'acqua che scorre violenta e distruttrice (per colpa nostra), togliere i privilegi alla politica e agli amici degli amici, chiedere ai costruttori di non speculare e di rammendare, accompagnare i liguri che sono anziani (e non vanno così veloci come pretende lo slogan di altri) ma che vogliono stare bene e andare ancora lontano. Sano e lontano.

Risparmiare sulla bolletta elettrica con il più grande piano mai realizzato di efficienza energetica (a costo zero per i cittadini), per poi finanziare con quei risparmi – che possono essere miliardari – gli interventi contro il dissesto idrogeologico, rispettare il lavoro dei contadini e la qualità dei loro prodotti, superare i campi Rom ma non con le ruspe, no, con il cervello, spendendo meno di quanto si faccia ora per affrontare il problema.

C'è da parlare di poveri, dare loro un reddito minimo, luoghi dove trovare lavoro – centri per l'impiego, magari vicini alle biblioteche e ai municipi, perché le istituzioni siano prossime ai cittadini, come diciamo sempre e non facciamo quasi mai.

C'è da incontrare gli insegnanti, in ogni occasione, perché la scuola pubblica è il luogo della Repubblica. E perché non è un caso che poi è nelle scuole che si va a votare.

C'è da tutelare la sanità: i pazienti e non chi ci vuole speculare. C'è da fare in modo che le leggi siano rispettate, anche la 194, perché le donne devono poter decidere, non altri.

C'è il lavoro da creare con un modello di sviluppo nuovo, che punti sull'innovazione e non sulle autostrade e le trivelle dello Sblocca Italia. C'è un'alleanza tra generazioni da ritrovare, un passaggio di consegne che ci porti nel futuro.

Non velocemente, a precipizio, a rotta di collo, perché ci vorrà pazienza e costanza, perché ci vuole tempo. E chi va troppo veloce non si sofferma abbastanza sui problemi, non ha tempo di guardare in faccia le persone, rischia di fare male le cose e paradossalmente di arrivare tardi agli appuntamenti fondamentali dell'amministrazione e della politica. La navigazione è lunga. Lo sanno i liguri, lo sanno fin dai tempi della Repubblica. Loro ce l'hanno avuta prima di altri. E non è un caso.

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