Abbiamo scoperto che il Senato non elettivo era solo una fissazione di Vasco Errani.

A me sembrava che fosse una fissazione del segretario (prima ancora di diventare premier): a gennaio del 2013, glielo proposi in direzione, e mi fu risposto già allora che il Senato non può essere elettivo, altrimenti i senatori poi vogliono dare la fiducia.

Un argomento che non aveva senso, che il governo, il ministro, i colleghi di maggioranza e anche quelli di minoranza hanno ripetuto per mesi. Solo quel pirla di Civati (con una manciata di autorevoli senatori, «attaccati alla poltrona», così erano definiti, che furono sostituiti in Commissione perché lo sostenevano) proponeva il Senato elettivo. Poveretti.

Parliamo di questa questione da sempre: il Senato eletto dai cittadini a suffragio universale diretto (verificare, ad esempio, qui), perché la nostra priorità è sempre quella di garantire un potere più orizzontale, nel quale i cittadini possono pesare davvero, come le nostre proposte hanno sempre mirato a fare (e come abbiamo scritto, con Andrea Pertici, in Appartiene al popolo, Melampo 2014).

Per tutte queste ragioni, lo scorso anno, avevamo proposto, con i senatori Walter Tocci e Vannino Chiti, un superamento del bicameralismo perfetto che mantenesse però un Senato eletto dai cittadini. Lo stesso avevo fatto poi personalmente alla Camera dei deputati, con mie proposte ed emendamenti.

Gli emendamenti all'articolo 2, alla Camera, nel Pd, non li ha votati nessuno: solo il vostro affezionatissimo e Luca Pastorino, e una volta Rosy Bindi. Gli altri mi guardavano come si guarda un marziano.

Perché? Perché il segretario Renzi (già quando premier era ancora Enrico Letta) sosteneva che il Senato non elettivo era irrinunciabile. E per gli altri, non era poi un problema così grande, se è vero che la riforma alla fine l'hanno votata quasi tutti (non partecipammo in quattro, trattati come dissidenti, solo perché eravamo in sintonia con le profonde convinzioni del premier purtroppo inespresse: ancora Pastorino, Boccia e Fassina).

Pur di arrivare a questo, vale la pena di ricordarlo, sono state stravolte regole parlamentari e elementari norme di convivenza politica.

La riforma costituzionale è andata avanti per strappi e l’articolo sul Senato non elettivo è passato grazie a una frotta di deputati in missione con soli 270 voti a favore.

Oggi tutto questo viene superato come se nulla fosse, scaricando tutta la drammatizzazione di questi mesi su Errani (che non sapevamo avere una così forte leadership nel partito). A che scopo? Il solito: uno scambio.

Votatemi una legge elettorale su cui avete molti dubbi e avrete il Senato elettivo.

Al di là delle gravi perplessità che suscita qualunque scambio di questo tipo, tantopiù in materia istituzionale, la proposta è interessante per un aspetto: si può ridiscutere la riforma costituzionale. Anzi, si può ridiscutere tutto quanto. Come avevamo chiesto con il “lodo Pertici” anche rispetto a chi sosteneva che tutto ormai era blindato, che si dovesse fare così perché non c'era più tempo, perché tutto era già stato deciso, e tutto era perfetto così com'era.

Se c’è disponibilità a ridiscutere – finalmente! – sulle riforme costituzionali non sarebbe coerente farlo anche per migliorare la legge elettorale che comunque andrebbe ritoccata perché – nel testo attuale – non si applica al Senato che invece (pare) potrà essere eletto?

Non vorremmo scoprire tra qualche mese che un altro bersaniano, tipo Errani, si era purtroppo fissato sul premio di maggioranza sempre e comunque mentre il premier era sempre stato per il Mattarellum. Come noi….

Se si può cambiare tutto, e se finora abbiamo scherzato, si faccia il Senato elettivo e si torni al Mattarellum, con il doppio turno di collegio.

L'ho spiegato qui.

La nostra proposta che non è mai cambiata. Si può fare in pochi mesi.

Una riforma migliore e più condivisa, rispetto a una brutta e votata da una maggioranza risicatissima.

Dal #cambiaverso (#checambiaversochecambiaverso) che peggiora le cose, al #cambiatutto che le mette a posto.

Del resto, il premier è sempre stato d'accordo, no?

P.S.: il mio voto sulla riforma elettorale non cambia. Non la voterò. Poi quando ci sarà da cambiare il Senato, se mai succederà, sosterrò la riforma della riforma. In politica si fa così. Se niente importa a nessuno, a me – personalmente – sì che importa. Perché noi non siamo i protagonisti di House of (three) cards, rappresentiamo i cittadini.

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