Il professor Villone, costituzionalista già presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, riprende oggi su Il Manifesto la questione della possibilità che il Governo ponga la fiducia sulla legge elettorale.

Un’ipotesi che ha un solo sfortunato precedente, quello della legge truffa, come ricordavo alcuni giorni fa e che presenta molte controindicazioni politiche, oltre a non poter escludere comunque un voto negativo sulla legge che in passato portò un governo (il secondo Cossiga) a dover cedere il passo a un altro.

Un’ipotesi che – dice Villone – viola il bon ton politico e istituzionale, il buon senso, la stessa dignità politica e la correttezza e la sensibilità istituzionale. Che contrasta con ogni valutazione di merito, essendo sempre più numerose le posizioni a favore di un ritorno al Mattarellum, che – ha recentemente detto Napolitano – è stato un errore abbandonare.

Ma soprattutto – ed è questo il punto dirimente del ragionamento del professore – si tratta di un’ipotesi che non sta in piedi in punto di diritto.

L’articolo 49 del Regolamento della Camera dei deputati inserisce la legge elettorale tra quelle per cui – se richiesto – è prescritto il voto segreto. Quindi, poiché l’articolo 116 esclude la possibilità di porre la fiducia «su tutti quegli argomenti per i quali il Regolamento prescrive votazioni per alzata di mano o per scrutinio segreto», ne consegue – linearmente – che una volta avanzata dalle opposizioni (che lo hanno già annunciato) la richiesta di voto segreto, non potrà essere posta la fiducia. Il che è meglio per tutti.

Meglio per i parlamentari, che devono essere liberi di svolgere il loro mandato, come anche la Costituzione esige, e che invece questo esecutivo non ha mai rispettato, se non quando riguardava parlamentari aggiuntivi che provenivano da altri gruppi e che sono passati, in alcuni casi, dall'opposizione alla maggioranza. Meglio anche per il governo che eviterebbe così di rendersi responsabile dell’ennesima violazione delle regole parlamentari: se si fossero rispettate, peraltro, non saremmo arrivati a questa esasperazione che ci impedisce di compiere le scelte migliori.

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