Come ripeto da anni, ben prima che iniziasse questa legislatura, sostengo il reddito minimo e ovviamente lo voterò (nel caso se ne presentasse l'occasione).

Leggo che il M5s dice al Fatto: chi lo vuole, lo voti. Pronti. Facessero così anche alla mia domanda sul Mattarellum, saremmo a cavallo, ma per ora lasciamo perdere la legge elettorale e concentriamoci sulla questione.

Il reddito di cittadinanza della campagna elettorale di Grillo è diventato, in due anni, il reddito minimo garantito, ovvero la proposta che condivide anche una parte di Pd, almeno quella che ha votato per il sottoscritto alle primarie, per capirci.

Sono due cose sensibilmente diverse, a cominciare dalle coperture di cui necessitano: il reddito di cittadinanza, i mille euro per tutti del 2013, valevano decine di miliardi di euro (almeno trenta miliardi, a stare stretti, ovvero due punti di Pil). Il reddito minimo scende a un punto di Pil nella proposta del M5s, toccando i 16 miliardi. Altre soluzioni potrebbero costare meno di dieci miliardi, coniugandosi con una riforma delle aliquote fiscali a tutela di chi ha bisogno (gli 80 euro essendo una soluzione che crea disparità notevoli tra persone che hanno lo stesso reddito, come ripetiamo da mesi).

L'obiettivo principale è quindi quello di concentrarsi sulla proposta migliore, più capace di coprire i bisogni e più sostenibile economicamente. A questo, come sapete, con Giuseppe Allegri, ci stiamo dedicando e speriamo di farlo per il bene di tutti. Di chi non ce la fa e anche di chi ce la fa, perché un sostegno al reddito potrebbe essere una soluzione anche per chi sta bene, perché migliora le condizioni generali del Paese in cui si vive.

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