L’intervista a Benedetta Tobagi pubblicata oggi da Repubblica sulla piccola riforma della Rai è semplicemente perfetta. Vi propongo alcuni passaggi, mentre sull’altra pagina Gasparri festeggia.

Non è una riforma, è un ritocco. Che per di più, fa passare la Rai dalla padella nella brace.

Non c’è neanche una parola sul quadro di sistema e sul conflitto di interessi.

Quel che emerge è una Gapsparri con il rafforzamento delal mano dell’esecutivo.

Vedo le agenzie che dicono “via i partiti via i partiti”. Forse mi sono persa qualcosa: in Parlamento ci sono i partiti, il governo è espressione di un partito o di una coalizione. Non solo resta il controllo politico, ma si rafforza il ruolo del governo.

7 membri, tra cui 2 dell’esecutivo e 4 di emanazione parlamentare. In questo quadro, alle opposizioni ne andranno al massimo due. Poi ci sarà quello nominato dai dipendenti che mi chiedo cosa possa fare in un consiglio formulato in questo modo.

Si parla di un amministratore delegato nominato dal consiglio sentito il Ministero dell’Economia, una sorta di fiduciario del governo. Dovremmo ricordarci che la Rai ha avuto già in passato direttori generali che avevano rapporti molto stretti con il premier. Basta citare Agostino Saccà e Mauro Masi: quello dell’editto bulgaro e colui che telefonava in trasmissione a Santoro e che è poi riuscito a tappargli la bocca. Chiedo a tutti di fare un piccolo esercizio mentale: se questa proposta l’avesse proposta Berlsconi cosa avremmo detto?

Bbc Trust è una fondazione che fa da filtro tra potere politico e servizio pubblico. Le persone che ne fanno parte – basta andare a vedere i curricula sul sito – hanno un profilo altissimo e non provengono dal mondo della politica. Questo il governo lo ha escluso.

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