Egregio Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,

Le scrivo oltre che in qualità di giovane dirigente locale di partito (Sinistra Ecologia Libertà), sopratutto in qualità di semplice cittadino italiano.

Secondo gli ultimi dati dell’Istat, e secondo gli ultimi dati del Sole 24 Ore, la provincia di Vibo Valentia, per quanto riguarda la qualità della vita e per quanto riguarda le condizioni economiche, è l’ultima provincia della penisola italiana. A partire dal 2008 (anno d’inizio della crisi), nel nostro territorio abbiamo assistito ad un vero e proprio processo di deindustrializzazione. Tale processo ha portato alla “chiusura” di storiche realtà industriali dell’hinterland vibonese, quali ad esempio il cementificio Italcementi di Vibo Marina, e l’azienda Gam Oil di Rombiolo. Considerando poi il dissesto economico – finanziario dell’ente Provincia e del Comune capoluogo, ci si rende facilmente conto che la situazione può essere quasi degnamente accostata a quella di un paese del terzo mondo.

Da qualche settimana, i dipendenti dell’amministrazione provinciale (i quali non percepiscono lo stipendio da 4 mesi), ed i lavoratori delle realtà economico-industriale in crisi (Infocontanct, pescatori di Nicotera ecc.), si sono mobilitati per tutelare e rivendicare il diritto cardine della nostra Costituzione: il diritto al lavoro.

La continua diminuzione dei trasferimenti statali, il riordino delle provincie, e la mala gestione del denaro pubblico da parte di alcuni “amministratori” locali, hanno fatto sì che i cittadini vibonesi non abbiano più i servizi minimi fondamentali. Parliamo di cose semplici, quali ad esempio la manutenzione delle strade (vere e proprie mulattiere), e la manutenzione ordinaria delle scuole. Queste ultime (che sono poi un punto principale dell’azione del suo governo) non garantiscono ai nostri studenti degne condizioni di vivibilità.

Oltre all’“ordinaria” fatiscenza delle strutture, i nostri ragazzi sono costretti a studiare in aule fredde, poiché la provincia non ha i fondi necessari per pagare le forniture di carburante. A tutto ciò si aggiungerà presto la non possibilità a pagare le bollette del telefono e di Internet per le scuole medie superiori. Secondo lei Signor Presidente è normale una situazione del genere?

Ovviamente il discorso è assai più ampio. Vogliamo parlare, ad esempio, delle carenze del Trasporto pubblico in Calabria ed in particolar modo a Vibo Valentia? Vogliamo parlare dell’aumento delle patologie oncologiche nel nostro territorio a causa delle presenza di rifiuti tossici sotto i nostri piedi? Vogliamo parlare della mancanza di vere politiche industriali per il Meridione d’Italia?

La cosa che personalmente mi fa più rabbia, così come credo faccia rabbia a tutti i miei concittadini, è quella subdola forma di discriminazione che il governo centrale ha verso noi cittadini italiani del “profondo” Sud. Perché noi persone del Mezzogiorno veniamo considerati sempre cittadini di serie B? Perché la maggior parte degli investimenti in infrastrutture non riguarda quasi mai il Sud?

Nella provincia di Vibo Valentia stanno venendo a mancare le condizioni minime per sopravvivere! Stanno venendo a mancare quei diritti fondamentali sanciti non solo dalla nostra Carta Costituzionale, ma anche dalle Carte internazionali!

La risposta a tutte queste domande le può dare solo la politica, grande essente negli ultimi vent’anni non solo a livello statale, quanto maggiormente a livello locale. Fare politica, caro Signor Presidente significa dare risposte ai cittadini e lei, che è il rappresentante esecutivo di tutti gli italiani, deve darne anche a noi cittadini vibonesi.

Sandro Pertini diceva: «La libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io».

Con la speranza di ricevere pronta risposta ai miei interrogativi (con un particolare occhio di riguardo alla citazione del Presidente Pertini) approfitto per porgerle i miei più cari saluti.

Francesco Pacilè

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