Marco De Allegri, storico attivista per le liberalizzazioni (quelle buone, quelle vere), mi scrive, a proposito delle resistibilissime norme per la concorrenza approvate dal governo.

Partiamo da una domanda: può una persona laureata in farmacia e che ha passato l’esame di stato, perciò è abilitata e possiede tutti i requisiti previsti dalla legge, aprire una farmacia propria o esercitare la professione di farmacista?

Risposta: No, nemmeno dopo il ddl sulle liberalizzazioni approvato l’altro giorno.

Con una eccezione: essere figli di farmacista titolare di licenza o possedere ingenti capitali (almeno un milione di euro) per acquistare la licenza non si sa bene con quali passaggi, dato che tale compravendita non è consentita, ma questo si poteva fare anche prima e si continuerà a fare.

Peccato perché il ministro Guidi era partito bene introducendo nella bozza sia il concetto di numero minimo di soggetti che esercitano la professione di notaio o farmacista – proposta già lanciata da Pippo Civati qualche anno fa – ribaltando l’anacronistico limite attuale che prevede un numero massimo, sia l’idea che i farmaci di fascia C potessero essere venduti anche nelle parafarmacie (dove comunque gli esercenti sono farmacisti laureati e abilitati) o nella grande distribuzione sempre sotto la responsabilità di un farmacista.

Era un ottima cosa, è quello che va fatto per aprire un mercato chiuso e monopolista…era appunto. Invece che cosa è successo? È successo che la pattuglia dell’Ncd si è mossa come una falange per impedire l’approvazione del provvedimento in questi termini perché da sempre quell’area politica ha tutelato gli interessi delle corporazioni, ancor più oggi con l’Ncd che fa concorrenza (fa sorridere usare questo termine) a Forza Italia per accreditarsi presso queste rendite di posizione.

Dunque sul punto Ncd l’ha spuntata e adesso il provvedimento prevede l’eliminazione del limite delle quattro licenze per i titolari di farmacia, l’introduzione di società di capitali, il mantenimento della vendita dei farmaci di fascia C solo nelle farmacie, però rimane il mantenimento del numero massimo: in pratica si consentono economie di scala in un regime di monopolio. Non sono un economista, ma mi pare del tutto evidente che una cosa del genere non esiste in un paese occidentale moderno.

Faccio notare che nella stessa bozza del ministro Giudi era contenuta la raccomandazione di eliminare il limite di possesso di quattro licenze SOLO (è scritto in maiuscolo nella bozza) nel caso venisse approvato il passaggio da numero massimo a numero minimo. Insomma Fofi e Federfarma hanno fatto bingo.

Alcune associazioni di farmacisti non titolari si muoveranno nei prossimi giorni per cercare di far valere le loro giuste ragioni qui il comunicato stampa dell’Mnlf.

Ora la parola va al Parlamento e speriamo che si possa trovare lo spazio per cambiare queste proposte e migliorane altre contenute nel testo su cui tornerò più avanti.

Se cosi non fosse, speriamo almeno che si riesca a togliere la tutela prevista per legge per l’embrione del farmacista titolare, perché altrimenti il medioevo non sarebbe passato remoto ma presente e futuro.

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