Scusate, ma sono giorni un po’ pieni di cose.

Due o tre aggiornamenti:

Ho votato Romano Prodi, a titolo personale, perché penso che quando si candida qualcuno lo si debba sostenere fino in fondo: sono sorpreso dei tanti che hanno fatto il suo nome, senza convinzione e con qualche calcolo di troppo, archiviandolo poi con molta nonchalance. E che il Pd non abbia risposto «come si dovrebbe» alla proposta della sua candidatura.

Nonostante l’amarezza, la sua candidatura ha contribuito a spostare l’asse su uno schema diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati. E questo è bene, in ogni caso.

Alla quarta votazione voterò per Sergio Mattarella, che gode di una maggioranza più stretta di quella potenziale per il Professore, è un candidato meno autorevole sotto il profilo internazionale, ma è certamente NN (Non Nazareno) che è per me importante: quando proposi lo schema (diverso dal solito) molti mi insultarono, anche in questa sede, ora parlano addirittura della genialità della mossa, vabbè.

Con i nomi che erano girati, il profilo di Mattarella fa pensare a spessore e autonomia, che sono due caratteristiche fondamentali per il nuovo Presidente, soprattutto in questo periodo.

Nessun dubbio sulle qualità di Mattarella per il «foro interno»: sarebbe il primo giudice costituzionale eletto al Colle e, di questi tempi, è un’ottima notizia.

Quanto allo schema politico, non è lo «zio di Renzi», per capirci, ed è al di sopra di ogni sospetto nei rapporti con Berlusconi e gli «affari suoi».

Dopo tante giornate strane per il Pd (Jobs Act, riforme costituzionale e elettorale, Sblocca Italia) questo è un giorno normale. Dicevo prima a Fabio Volo (sì, ci sono proprio tutti alla Camera) che è la prima volta da sei mesi che voto come il resto del Pd. Una giornata normale, appunto, dopo tanti strani giorni.

Quanto al patto del Nazareno, non credo sia finito: in ogni telenovela c’è una puntata che è va male, in cui tutti i protagonisti litigano, ma da lunedì si ricomincia e penso che il serial ricomincerà dopo questo scossone. Non dovesse ricominciare, sarebbe la fine delle riforme e, con essa, della legislatura, perché le due cose sono da sempre collegate tra loro (l’ha detto recentemente il premier).

Alfano, intanto, sta cercando di capire come si fa a rimanere al governo senza partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica. Si rincorrono molte voci, però, secondo le quali, mentre lui riflette, molti esponenti avrebbero già deciso di votare Mattarella: il Nuovissimo Centro Destra, diciamo così.

Mattarella i numeri li ha, in questo contesto, nessuno (nemmeno i 101 che sono ancora tra noi), ha alcun interesse o possibilità di farlo saltare.

Si forma così la terza maggioranza, in contemporanea con le prime due: la prima maggioranza di centrosinistra, quella che era uscita dalle urne, non dai giochi segreti, iniziati proprio nella prima edizione della corsa al Colle, quella del 2013. Come si facciano a tenere in piedi non solo due forni, ma addirittura tre maggioranze, il premier avrà modo di spiegarcelo da domani in poi.

Un’unica domanda sorge spontanea: ma se è vero che nel Patto del Nazareno (peraltro in continuo aggiornamento) non c’era alcuna menzione del Presidente della Repubblica, perché Berlusconi se la prende tanto? Forse aveva capito male.

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