La settimana scorsa il quotidiano milanese dava per certa la mia adesione a Sel come vice di Nichi Vendola, citando, come sempre, fonti renziane particolarmente informate.

Oggi, al contrario, confondendo le cose come spesso fa con il vostro affezionatissimo (ricordate quando scrissero che mi ero ritirato dalle primarie? Beh, fu praticamente l’unico pezzo che mi dedicarono in tutta la campagna), usa una mia battuta su Morgan (che per me è un figo) per spiegare che, aggirandomi a passo felpato nei pressi dell’ufficio stampa (casualmente andavo verso una toilette introvabile nella maestosa sede dell’assemblea, è giusto che lo sappiate, e stavo chiacchierando con Jacopo di Firenze tornando verso la sala), avrei fatto capire che stiamo scherzando, che non è vero niente, che fa tutto riderissimo.

Ora, a benificio del direttore del Corriere e dei suoi collaboratori molto creativi, riassumo in poche battute la posizione:

1. Se il segretario del Pd, come credo, vorrà andare al voto nella prossima primavera con il programma degli ultimi tre mesi, non mi candiderò con il Pd. Che cosa ci sia da ridere, davvero non lo so.
2. Lavorerò per unire tutte le forze di sinistra di questo Paese per ricostruire un centrosinistra alternativo alla destra – cosa totalmente diversa dal partitodellanazionedeltuttidentro – sulla base di un patto scritto e dichiarato, l’unico testo scritto della politica italiana contemporanea (non essendolo il patto del Nazareno e nemmeno il programma di governo dell’attuale esecutivo: prevale la tradizione orale, così è più facile promettere e poi cambiare anche le promesse).
3. Se il Pd non sarà interessato alle ragioni di milioni di elettori, «ce ne faremo una ragione» (cit.).
4. Nei prossimi mesi, come già in questo autunno, voterò lealmente verso gli elettori, il mandato ricevuto due anni fa, le cose che trovo giuste.
5. Per finire, non c’è proprio niente di tattico, non è un calcolo, non è un giochino, non è una minaccia: è semplicemente la presa d’atto che le mie preoccupazioni di un anno fa verso le larghe intese si sono addirittura aggravate. Era difficile, ma ce l’abbiamo fatta.

Siccome temo che non basti, offro altri elementi di contesto utili per i prossimi retroscena:

1. Noi siamo stati eletti con Sel e abbiamo ricevuto il premio di maggioranza con cui disfiamo la Costituzione e eleggiamo addirittura due Presidenti della Repubblica e facciamo addirittura due governi e mezzo (Letta cambiò maggioranza) sulla base di un’alleanza che non ha votato nessuno. So che nessuno lo trova più strano, ma è così.
2. I parlamentari che con me condividono questa impostazione sono pochi e non fanno male a nessuno perché le primarie si sono svolte dopo le elezioni, non prima, e quindi ovviamente non tengono conto nemmeno dei rapporti di forza congressuali. Non dovrebbe essere difficile da capire.
3. Non ho ricevuto nessun incarico, né ho segnalato alcuno per le posizioni di potere, proprio perché non condivido l’impostazione e lo schema attuale. Non c’è altro da aggiungere. Altri non condividono quasi nulla, ma stanno addirittura al governo.
4. Ci sono esponenti delle minoranze Pd come Gianni Cuperlo che non condividono questa impostazione, tanto che prendono puntualmente le distanze da quello che dico, a riprova del fatto che non esiste nessun complotto ai danni del segretario.

Capisco che le dinamiche di Palazzo per alcuni giornali siano le uniche degne di interesse, ma là fuori c’è un mondo grande e particolarmente spaventato. Come mi diceva un lavoratore delle pulizie della stazione Termini, che si aggirava con passo felpato tra i binari all’alba, siamo passati dalla «speranza» alla «paura». Ecco in sintesi il problema che condividono i lavoratori di tutto il Paese.

Grazie per l’attenzione.

P.S.: ho molto apprezzato, invece, la vignetta in prima pagina. La satira è sempre la benvenuta.

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