Si tratta di un passaggio di rilevanza costituzionale, come ha ricordato prima di me il collega Francesco Sanna.

Per molti anni abbiamo vissuto in un equivoco: che il conflitto di interessi riguardasse solo una persona. Non è così, il conflitto di interessi riguardava – e riguarda – molti, moltissimi.

E non si tratta di una norma sovietica, come è stata presentata, tutt’altro: si tratta di una norma liberale, che consente la migliore concorrenza, trasparenza nell’esercizio delle funzioni pubbliche e nel rapporto, molto controverso nel nostro Paese, tra la politica e la società economica. Oltre a rappresentare un punto essenziale per recuperare la fiducia dei cittadini, che devono essere certi che chi svolge funzioni pubbliche non può fare gli affari propri, ma deve curare esclusivamente gli interessi pubblici, di tutti, del popolo. Ed è questione essenziale che deve – deve, vorrei essere chiaro – accompagnare il percorso delle riforme ‘tentate’ ormai da tre governi a questa parte in campo costituzionale ed elettorale.

Anzi, il conflitto d’interessi dovrebbe arrivare insieme o, addirittura, precederle. La sua approvazione ci direbbe della qualità e della serietà del percorso di riforme più di ogni altra cosa.

Bene hanno fatto le opposizioni, in particolare il M5s, a chiedere di affrontare l’argomento per tempo, a chiederne la calendarizzazione e a insistere: a maggior ragione di fronte a scelte radicali come l’abolizione dei rimborsi elettorali ai partiti, si tratta di qualcosa di urgente. Il tempo degli alibi è finito.

Nel corso della discussione sulla legge elettorale, peraltro, lo stesso Pd si è esplicitamente impegnato ad accelerare sul conflitto d’interessi, per cui ora tutti dobbiamo fortemente lavorare per arrivare presto a una approvazione rapida e certa del nuovo testo di legge.

Gli impegni sono impegni. Non possiamo dimenticare le parole pronunciate in quest’aula ormai mesi fa, con forza e vigore.

La bozza Sisto è un testo che riprende in modo solo molto parziale – in alcuni casi per sottrazione, perché alcuni punti sono letteralmente scomparsi – le proposte contenute nei testi presentati dai gruppi parlamentari, rispetto ai quali risulta ancora troppo debole e poco efficace è molto debole e largamente inefficace.

Con una serie di proposte emendative e integrative quel testo potrebbe rispondere alle necessità. Elenco quindi alcuni punti essenziali:

– dal punto di vista soggettivo la legge restringe ai membri del Governo e i componenti delle autorità indipendenti. Anche se i conflitti di interessi possono naturalmente sussistere anche per il Presidente della Repubblica e i parlamentari (anche se la capacità di incidenza di questi ultimi sulle decisioni è più limitata e quindi dovrebbero essere tali anche gli strumenti). Sarebbe opportuno pertanto valutare forme di estensione – mutatis mutandis – della disciplina anche a questi soggetti;

– le incompatibilità dovrebbero essere indicate in modo più chiaro e razionale, secondo gli elenchi presenti anche nelle proposte di legge presentate e soprattutto devono essere anche post-incarico;

– l’astensione per i casi in cui è prevista deve essere obbligatoria e precisamente disciplinata dall’Autorità cui è affidato il controllo per evitare problemi applicativi della Frattini;

– in caso di conflitto di interessi patrimoniale serve un blind trust davvero blind (cieco, ultracieco, ciechissimo), che impedisca al titolare della carica pubblica di conoscere dove sono collocati i propri interessi. In questo senso, pur preferendo il blind trust rigorosamente disciplinato dalla legge stessa secondo quanto indicato nella mia proposta come in quella dell’on. Bressa, seguendo così anche indicazioni più volte pervenute dall’Antitrust, si può essere disponibili a ipotesi di gestione fiduciaria, purché, però, assistita da analogo rigore nella separazione e cecità degli interessi che passa necessariamente per una trasformazione degli assets patrimoniali;

– la delicatezza del ruolo dell’autorità di vigilanza e controllo impone che si tratti un organismo altamente autorevole. In questo senso l’Antitrust ci pare avere maturato l’esperienza e la capacità necessarie, magari potenziandone ad hoc l’organico e – se del caso – potenziando i casi di incompatibilità, anche post-carica, dei suoi componenti. Certamente non può assolvere a questo ruolo una commissione di generici esperti, senza garanzie di indipendenza e imparzialità e per di più a titolo gratutito (e quindi necessariamente a tempo parziale e maggiormente soggetti a pressioni esterne);

– è necessario prevedere sanzioni anche per l’ipotesi in cui il sistema preventivo fallisca: e le sanzioni devono essere efficaci e proporzionate.

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