Signor Presidente,

il Governo si appresta a chiedere al Parlamento una nuova fiducia. Questa sarà posta sulla legge delega in materia di lavoro, perpetuando una prassi deprecabile, che ha assunto, con questo Esecutivo, una dimensione particolarmente preoccupante anche rispetto al passato. Risulta, infatti, che ben il settantacinque per cento delle leggi approvate fino all’inizio di settembre lo sia stato a seguito dell’apposizione della fiducia.

Questo, naturalmente, impedisce ogni confronto reale, ogni discussione proprio all’interno dell’organo a ciò deputato: il Parlamento. La questione mi preoccupa in particolare oggi che la questione di fiducia viene posta su un disegno di legge delega, per il quale l’articolo 72 della Costituzione, disponendo una riserva di assemblea, intende assicurare la più ampia discussione, e che, spostando il potere normativo dal Parlamento al Governo, deve lasciare il primo pienamente libero di stabilire se e in quali termini farlo. La preoccupazione cresce, naturalmente, in considerazione della materia su cui verte la delega – quella della disciplina dei rapporti di lavoro – così delicata, da un punto di vista sociale, tanto più in un momento di grave crisi economica come quella che il nostro Paese sta attraversando ininterrottamente da anni. Una materia che, anche rispetto all’impostazione di massima già contenuta in una delega di cui è stata più volte sottolineata l’eccessiva vaghezza, ha già visto emergere posizioni molto distanti tra le forze sociali e politiche e che per questo avrebbe richiesto, a mio avviso, una adeguata composizione nel dibattito parlamentare, che non può essere sempre vissuto con fastidio o come un mero allungamento dei tempi della decisione politica. Ciò svilisce, infatti, l’istituzione cui tutti noi, a partire da Lei, ne sono certo, teniamo profondamente, quale unica vera sede della rappresentanza popolare. E, in effetti, questo è il sentimento che oggi, da deputato chiamato a rappresentare la nazione, avverto, quello di uno svilimento, in fondo, della volontà popolare, che solo le Camere rappresentano.

Ecco, quindi, Signor Presidente che, pur rendendomi conto che non rientra tra le Sue prerogative alcuna decisione che involga l’apposizione della questione di fiducia sulla proposta di legge delega in discussione, sono certo che non mancherebbe di produrre effetto un Suo richiamo a un maggiore rispetto dei ruoli e delle prerogative istituzionali e al corretto uso degli strumenti normativi. Mi permetto di manifestarLe questa mia preoccupazione, questo mio profondo disagio, che, quale rappresentante dei cittadini italiani, condivido con molti colleghi, anche in considerazione dell’attenzione che Ella in più occasioni ha mostrato verso la necessità che il Governo faccia un corretto uso degli strumenti normativi a sua disposizione. Un corretto uso che nel caso di specie mi pare, purtroppo, mancare nel modo più evidente.

Sperando in un Suo cortese riscontro, Le porgo i miei migliori saluti,

Giuseppe Civati, deputato

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