Vedo molte note della segreteria del Pd in cui siamo tutti richiamati alla lealtà. Che a me piace, come concetto, ma proprio tanto tanto.

E mi sembra utile prenderlo in massima considerazione: per esempio, sarebbe bello essere leali con le persone (#staisereno).

Poi con le cose che si sono promesse alle elezioni o al Congresso (tipo sforare il 3%, andare avanti mesi a dire che lo sforiamo e poi non sforarlo, s’intende).

Poi con i principi a cui non si deve derogare (una legge elettorale in cui siano i cittadini a scegliere, una vera alternanza tra destra e sinistra, un voto europeo che non era un referendum sul governo – ma solo se andava male, ovviamente -, e mille altri esempi di principi da non violare mai).

Poi con gli elettori che abbiamo coinvolto, chiedendo loro il voto (peccato non avere promosso allora l’abolizione dell’articolo 18 e altre cosette di cui stiamo discutendo appassionatamente).

Poi con le alleanze che poi sono cambiate (ci va bene la destra, senza eccezione alcuna o quasi, mentre prima si ‘disprezzava’ il contributo – così prezioso, oggi – di Ncd e di Berlusconi, allora «da asfaltare», se non ricordo male).

Poi con i tempi che abbiamo descritto (si doveva tornare presto alle urne, mai più larghe intese, ecc., per poi tirare fino al 2018, ma poi magari non è vero nemmeno questo).

Poi con gli strumenti adottati (mai più decreti omnibus, uso parsimonioso della fiducia, che poi si mette ogni settimana, infatti, superando ogni record e che minacciamo di porre anche su una legge delega vaghissima, con cui il Parlamento si ‘affida’ già al governo, tipo atto religioso).

Poi con le dichiarazioni di un mese fa (questa discussione sull’articolo 18 è balneare, no a forzature, deciderà il Parlamento, infatti è andata proprio così).

Poi con le dichiarazioni di una settimana fa (recepiremo in aula gli emendamenti, ci piace discutere, a noi).

Già, c’è proprio bisogno di lealtà.

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