Chissà perché tante bugie sull’articolo 18.

Dicono che riguarda una minoranza dei lavoratori, e non è vero, riguarda la maggioranza (cfr. qui e in particolare questo documento).

Dicono che alimenta il precariato, e invece questo è più diffuso nelle aziende che non rientrano nell’art. 18.

Dicono che le imprese non sono invogliate a crescere e non è vero, ci sono studi di enti di ricerca pubblici (ISAE), basati su metodi statistici sofisticati, che dimostrano che non c’è nessun effetto soglia rilevabile attorno ai 15 addetti.

Dicono che è un tabù che la gente non capisce e non è vero perché è il referendum per abolirlo è l’unico nella storia, tra quelli falliti per mancanza di quorum, in cui il no ha stravinto anche tra chi è andato a votare.

Dicono che è l’Europa che chiede di abolirlo e non è vero perché anche se qualche politico o qualche burocrate europeo può pensarlo non c’è – e non potrebbe esserci in ogni caso – nessun documento europeo che accenni minimamente a una simile soluzione.

C’è poi chi dice che la sua abrogazione è una bandiera del centrodestra di governo a braccetto con il centrodestra di opposizione e questo invece è vero. Sempre che nessuno faccia propria quella bandiera anche a sinistra. Perché non sarebbe vero, sarebbe tragico.

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