La decisione del premier di picchiare duro sull’articolo 18, attaccando fin dalle aule parlamentari la sinistra, inaugura una stagione molto conflittuale, all’interno del mondo politico e delle relazioni con le parti sociali.

Una presa di posizione talmente voluta da sembrare eccessiva, anche perché è curioso notare che, mentre il dibattito si infiamma, sarebbero tutti d’accordo, dalla segreteria del Pd fino alla Fiom, sull’introduzione del contratto unico a tutele progressive, nella versione di Tito Boeri e Pietro Garibaldi.

Personalmente ne parlo da così tanto tempo che mi pare passato un secolo (politicamente). Confrontare questo video.

Allora questa soluzione non piaceva a nessuno, nei sindacati e nel Pd. Lo stesso Renzi, per anni, preferiva a questa impostazione la versione Ichino (abolizionista dell’articolo 18), salvo recuperare il modello Boeri-Garibaldi nel corso delle scorse primarie, a proposito di impegni preso con gli elettori.

Ora, mi chiedo: ma non potrebbe essere quella, con qualche aggiustamento e correzione del dibattito parlamentare (che non ne snaturi il senso, però), la proposta da approvare, in tempi brevi, senza deleghe e trucchi?

Il contratto unico, che sia unico, che porti alla semplificazione delle millemila formule attuali, che metta insieme prova e formazione di qualità, che possa rappresentare il sentimento delle persone di centrosinistra. Se volevamo fare quello che dice Sacconi, avremmo potuto votare Forza Italia vent’anni fa. A proposito di vecchio e nuovo.

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