Gli strateghi sono al lavoro: hanno accettato di buon grado la riforma del Senato (forse perché sperano di avere un po’ di rappresentanti per via indiretta), perché il vero problema è l’Italicum, quel sistema elettorale che ora definiscono scandaloso: forse è per questo motivo che l’hanno votato tutti quanti, giusto giusto tre mesi fa, contribuendo a peggiorarlo in Parlamento.

Ora, a parte far notare che la Costituzione è più importante della legge elettorale, e che una volta cambiata è molto complicato cambiarla di nuovo, c’è da chiedersi per quale motivo il governo, che ha appena rinnovato il Patto del Nazareno, una volta incassato il passaggio della riforma costituzionale, dovrebbe cambiare l’Italicum (che era l’unica base certa del Patto del Nazareno). Perché dovrebbe fermarsi, dopo avere sgomberato il campo da tutti i (pochi) dissensi interni?

Se la legge è «o così come dico io, o me ne vado (e si vota)», non si vede perché dovrebbe cambiare l’impostazione del governo, in asse con Berlusconi. Se davvero è «o così come dico io, o meno vado (e si vota)», ragione vorrebbe che dopo l’ennesimo ‘successo’, tutto procederebbe più speditamente, e il motto sarebbe declamato con voce ancora più stentorea.

Eppure, a ben guardare, si tratta di un bluff: perché se tutto cadesse, si voterebbe con il proporzionale e con le preferenze, tutto il contrario dell’Italicum e della soluzione individuata per il Senato. Non so se è proprio l’obiettivo del governo. Forse da qui può ripartire una discussione più serena e meno disinvolta.

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