La questione della partecipazione, che ho posto ripetutamente negli ultimi mesi e negli ultimi giorni, merita particolare attenzione nel giorno della festa della Repubblica: ne parleremo a Modena con Andrea Pertici e il candidato sindaco del Pd (si va al ballottaggio) il 2 giugno ore 11.30, presso il circolo Pd Centro storico, in via Balugola, 24.

Un tema fondamentale, che nessuno sembra volersi assumere fino in fondo. Una delle questioni intorno alle quali ricostruire la sinistra, certamente, ma sulle quali fondare una nuova politica, che deve essere necessariamente accompagnata da un consenso informato, dalla trasparenza delle scelte, dalla maturazione di linee di azione condivise.

La Repubblica, non dobbiamo dimenticarlo mai, nasce da un grande momento di partecipazione: il referendum del 2 giugno 1946. La prima volta in cui tutti i cittadini, uomini e donne, maggiorenni, votarono. E votarono in massa, avendo partecipato quasi il 90% degli aventi diritto, una percentuale che oggi non sembra neppure immaginabile (domenica scorsa i votanti sono stati poco più del 58%).

Votarono per la Repubblica e per eleggere un’Assemblea costituente che definì la stessa come democratica e fondata sul lavoro. Si sottolinea così il senso della Cosa Comune, della partecipazione di tutti, perché tutti contano per ciò che fanno, per il loro impegno anzitutto attraverso il lavoro (che infatti è definito come diritto che la Repubblica deve rendere effettivo), e non per come sono nati.

Ecco, questo senso della Cosa Comune oggi sembra spesso dimenticato. Lo hanno dimenticato anzitutto i partiti politici che da tempo non riescono più a essere le sedi per concorrere con metodo democratico alla determinazione della politica nazionale, come l’articolo 49 della Costituzione indica. E lo hanno dimenticato le istituzioni, che tendono a chiudersi sempre più nel loro recinto, con leggi elettorali che non consentono agli elettori di scegliere davvero gli eletti, con tentativi più o meno riusciti di limitare la rappresentanza popolare e ancora attraverso lo svuotamento degli istituti di democrazia diretta, come il referendum (reso poco efficace da un utilizzo fraudolento della norma sul quorum di partecipazione) o l’iniziativa legislativa popolare (concepita da sempre come molto deboli e quindi incapaci di incidere in modo effettivo).

Nessuna attenzione, a livello nazionale, è stata poi posta sulle forme di partecipazione più nuove e avanzate, che certamente richiedono ancora di essere affinate, ma possono avere almeno un grande impatto sulla formazione di un’opinione pubblica consapevole, cui si collega di conseguenza la necessità di trasparenza delle decisioni assunte. Sì, perché informazione e trasparenza rispetto alle decisioni pubbliche sono strettamente connesse all’idea di un’effettiva partecipazione. Su questo, per recuperare il rapporto con i cittadini, attraverso una partecipazione che sappia tenere insieme in modo virtuoso rappresentanza e intervento diretto nelle decisioni pubbliche, impegnerò – come ho anticipato – anche la mia attività parlamentare.

Ecco, per parlare di tutto questo, ci vediamo a Modena il 2 giugno. Non potete non partecipare (che, se ci pensate, è un ottimo slogan, non solo per la nostra iniziativa, uno slogan rivolto a tutti, a cominciare da chi ‘decide’ le sorti della politica).

Non è un caso che, nello stesso giorno, e sempre a Modena, si terrà la manifestazione di Libertà e Giustizia, in piazza XX Settembre. Saremo anche lì.

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