Grillo continua a infilare boiate sul blog. I sondaggi lo confermano alto, molto, seconda forza nel Paese (ricordiamo a tutti i giornalisti che si sorprendono che il M5s ora sia secondo che l’anno scorso ha rischiato di arrivare primo, ed erano le politiche, per dare un governo all’Italia, non le Europee per dare un segnale all’Europa), ma è come se la voglia di distruggere tutto avesse un curioso riflesso in una sorta di cupio dissolvi. Lo si è visto già per le espulsioni: ha perso già un quarto del gruppo al Senato, ma insiste. Pare che gli piaccia.

Berlusconi non sta tanto bene e i problemi giudiziari lo stanno logorando, associati a un inesorabile logoramento politico. Lo si era già visto lo scorso anno, in occasione delle elezioni amministrative: a destra, franò tutto o quasi. E il Pd stravinse, anche per via del crollo dell’affluenza.

Alfano, da quando non c’è più Letta, non emerge più, e attende solo che il centrodestra nel suo complesso passi di mano. A lui interessa sfondare (!) la soglia del 4%. Analogo obiettivo hanno Lega e Fratelli d’Italia, che vanno a completare e, in prospettiva, a sostituire Forza Italia (poi come sempre conterà la somma delle destre che, nonostante l’avanzato stato di decomposizione, rischia di essere comunque notevole, come era già accaduto, ahinoi, nel 2013).

Tsipras è ancora sottotraccia e lo rimarrà: del resto, c’è un clamoroso problema di visibilità perché, come ha spiegato Curzio Maltese, in questo paese i giornali funzionano così (anche il suo).

Insomma, a prescindere dalla dispersione tipica delle Europee, il Pd andrà molto bene. E lo dice uno che non ha molta simpatia per le cose che stiamo facendo. Ma gli altri, in alcuni casi non si possono vedere, in altri non si vedono proprio.

Quindi, almeno per me, il problema si è già spostato su un altro piano: chi il Pd manderà in Europa. Se manderà esponenti laici, liberali, di sinistra, come piace a me, da elettore prima che da dirigente. E come si comporrà la nostra rappresentanza: se guarderà ai verdi, per dirne una, o ai conservatori, all’insegna della Grossissime Koalition che qualcuno ha in mente. Insomma, non ce lo chiede né l’Europa, né una campagna pubblicitaria: ce lo dobbiamo chiedere noi. E in Europa c’è la preferenza (anzi, ce ne sono tre). E ci sono le elezioni, anche: un vero lusso, di questi tempi.

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