Ieri il premier ha attaccato chi non è d’accordo con lui: non è una novità, lo fa praticamente tutti i giorni. Poi, certo, chiede di non litigare.

L’argomento principale è sempre lo stesso: se la sinistra non fa quello che dice lui, come lo dice lui, nel momento in cui lo dice lui, diventa destra.

Si tratta di argomento immediatamente reversibile.

Perché a me pare che la sinistra diventi destra quando fa esercizio (continuo) di prepotenza (eufemismo).

Quando promette cose, durante le campagne elettorali, poi ne fa altre.

Quando approva leggi elettorali che ammazzano la rappresentanza (se ne sono accorti, con tre mesi di ritardo, anche i sostenitori di Cuperlo).

Quando parla male di chi fa cultura.

Quando è insofferente alle critiche, quando non riconosce alcuna dignità al pensiero critico, quando si concede reazioni smodate nei confronti di persone completamente prive di potere, come dice oggi Lorenza Carlassare.

Quando non ha rispetto per il pluralismo.

Quando attacca da posizioni di forza i più deboli, sfottendoli.

Quando si affida a facili manicheismi, tra acceleratori e frenatori, senza sapere di che cosa si sta parlando.

Quando affronta con leggerezza le questioni costituzionali.

Quando ha disprezzo per il dibattito parlamentare, quando fa caricature degli altri, quando usa la propria forza per banalizzare questioni e anche persone.

Quando aumenta la precarietà che dice di voler diminuire.

Quando prolunga legislature con maggioranze che nessuno ha votato.

Quando dice o così o niente, ultima spiaggia, non ci sono alternative, dopo di me il diluvio.

Quando riduce tutto ad unum, in un senso molto particolare.

Ma certo questa è una mia opinione.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti