Siamo passati dalla “mossa geniale” con cui quasi tutti hanno salutato l’idea di concertare con Berlusconi (e Verdini) la nuova legge elettorale al “pericolo mortale” di favorire Berlusconi (e Verdini) con la nuova legge elettorale. E dalla “vittoria sicura” siamo giunti ormai alla desolata ammissione di una “sconfitta certa”.

Conviene ribadire per l’ennesima volta che non è la legge elettorale a far vincere nessuno, ma la politica che si è in grado di esprimere e le alleanze che si sanno costruire, tra le forze politiche e quelle sociali. E che, certo, il proporzionale e le liste bloccate e la campagna televisiva favoriscono Berlusconi e la sua larghissima alleanza di partitini che comunque si presenteranno per far numero, che Berlusconi organizza sempre quando non si sente invincibile e sa di dover recuperare. In quel caso non conta lo sbarramento (di cui molti parlano a vanvera), ma l’accordo con il capo. E spero sia chiaro a tutti: perché a Berlusconi non interessa che superino lo sbarramento, interessa che si presentino e prendano lo zerovirgola. Perché tanti zerovirgola sommati fanno parecchio.

Per il Pd era preferibile un sistema elettorale con collegi uninominali, alla “o la va, o la spacca”, con candidati scelti attraverso le primarie (primarie per un posto solo, che sono ben diverse dalle primarie ‘plurime’) e un doppio turno di collegio (che non è il doppio turno di coalizione, e tra un po’ mi toccherà portare i cartelli in aula: sono due cose che hanno ben poche somiglianze, soprattutto dal punto di vista del rapporto tra elettori ed eletti).

Un sistema del genere avrebbe fatto emergere le qualità del leader nazionale e quelle dei leader locali, dei candidati che storicamente “portano su” il centrosinistra anche nei collegi, e che infatti Berlusconi ha sempre vissuto con molto fastidio. Peccato non avere tentato quella strada, che pure aveva ricevuto il plauso di molte forze politiche, e aver scelto di parlarne direttamente con Berlusconi, sulla base di un testo su cui Verdini era al lavoro da tempo: e difficilmente un testo verdiniano avrebbe potuto essere anti-berlusconiano.

Così come era facile sospettare che scegliere l’asse con Berlusconi (con tanto di trattino: Renzi-Berlusconi, come spesso titola Repubblica, dimentica delle dieci domande e di vent’anni di attacchi feroci) lo avrebbe portato dall’affidamento ai servizi sociali a quello del Parlamento, da cui è appena decaduto, in vista di nuove riforme costituzionali, che nel 2014 assomigliano parecchio a quelle di cui parlammo (con gli stessi interlocutori e invano) nel 2013.

Non ci voleva l’oracolo per prevederlo.

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