Vale quel che si scrisse per il lago di Como: c’è un ramo del Pd che guarda al centro (verso destra, tra due catene ininterrotte di Monti) e c’è un ramo che volge a sinistra (tutto a seni e a golfi).

Finora ha prevalso sempre il primo, con una vera e propria escalation orchestrata nella Notte (del Presidente) della Repubblica e culminata nelle larghe intese giunte ormai alla quarta edizione (Monti, Letta con Berlusconi, Letta con Alfano, Letta con Alfano e Berlusconi via Renzi).

Un sinistra non burocratica, dell’alternanza e non del compromesso, dei diritti (senza perifrasi), delle battaglie sociali, delle soluzioni rinviate da sempre. A questa guardiamo con convinzione e insistenza in molti: insofferenti verso tutti gli apparati ma convinti che ci voglia un partito che mobiliti, coinvolga, informi, faccia partecipare, decida con «metodo democratico».

Se il Pd sarà grande come ci auguriamo – per scelta e non solo perché ci sarà un sistema elettorale che favorirà i grandi partiti, perché è con la politica che ci si deve arrivare – sarà appunto un luogo in cui confrontare linee diverse, senza chiedere posti né ricostruire apparati (come ho già detto, in questi giorni, tra rimpasti e rimpianti e dimissioni e remissioni, non mi offrono né chiedo posizioni di potere, e spero sia chiaro a tutti).

E quando parlo di quell’area, mi riferisco certo a soggetti politici, ma non alle sigle e alle etichette. Mi riferisco a un sentimento popolare nel Paese, all’energia della società civilissima, allo spirito dei ventenni e ai valori di sempre, che è stata una follia buttare via, con l’acqua sporca del tatticismo e, a volte, della furbizia.

Non intendo solo un lavoro politico ma un lavoro culturale che mi sembra sempre più mancare. Quello che ha fatto Letta in questi ultimi tempi con la destra, si deve fare anche verso sinistra, insomma. Preoccupandosi un po’ meno delle minoranze interne al Pd e cercando di costruire una maggioranza nella società, in cui le ragioni della sinistra, della laicità, dell’autonomia siano finalmente considerate.

Andando a Riccione, al Congresso di Sel, per me è importante ricordarlo. Prima di tutto a me stesso.

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