Daniele Viotti mi scrive:

La proposta di Matteo Renzi sulle unioni civili per le coppie omosessuali ha sicuramente aspetti molto interessanti. Così come, purtroppo, alcuni elementi negativi.

Intanto c’è da dire che su questo tema da parte di Renzi non vengono fatti passi indietro rispetto a quanto proposto ormai quasi un anno fa da Pier Luigi Bersani negli otto punti del governo del cambiamento. Certo non ne vengono fatti neppure in avanti. Anzi: rispetto alle proposte depositate all’apertura di questa legislatura da Ivan Scalfarotto, da Sel e dal M5s ci sono parecchi arretramenti. In quei casi, infatti, i progetti di legge erano per l’introduzione del matrimonio ugualitario.

Però il dibattito è nuovamente aperto. E questo è un bene. Il Partito Democratico e i suoi vertici sembrano convinti. E anche questo è un bene.

A me però continuano a non essermi chiare almeno tre cose.

Per prima cosa mi chiedo perché continuiamo a parlare di “parità di diritti” quando invece siamo di fronte all’ipotesi di approvazione di – pure importanti – concessioni. Come abbiamo detto più volte la parità è parità. Non è parità meno qualcosa.

In secondo luogo non mi è chiaro a chi rivolgerà questa proposta il Pd. Con chi intende approvare in Parlamento le “civil partnership”. Con Giovanardi, Formigoni e Alfano? In questo caso le ipotesi sono due: o non si approva in questi termini la proposta cominciando quindi di nuovo una estenuante trattativa al ribasso (come abbiamo visto con la triste vicenda della legge sull’omofobia) o non la si approva affatto, perché i giudizi del Nuovo Centro Destra su questa materia credo sia molto chiaro. Oppure intendiamo cercare una maggioranza diversa in Parlamento? In questo caso dovremmo rivolgerci a Sel e M5s che invece sono determinati sulla proposta del matrimonio ugualitario.

E qui il terzo punto, alla fine: ma qual è la posizione del Partito Democratico sui diritti delle persone omosessuali? O meglio: quando cominceremo a costruire una posizione sui diritti civili che sia realmente condivisa da tutto il partito e discussa a tutti i livelli, con la partecipazione delle persone? Che nasca dal confronto con il mondo Lgbt, le associazioni e la comunità? E che sia definitiva e non “un primo passo”?

Ma quel che mi preoccupa in fondo è un altro punto, viste le prossime scadenze: cosa racconteremo a Martin Schulz in preparazione delle prossime elezioni europee? Quale sarà il contributo del Pd sui diritti civili? Cosa diremo soprattutto ai nostri elettori sui nostri impegni in Europa? E come ci confronteremo con tutti gli altri partiti socialisti europei che sono tutti favorevoli al matrimonio ugualitario?

Noi cominciamo a dirlo ora. Prima di accorgerci che è troppo tardi per affrontare la questione.

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