Ieri sera ero deluso, lo avete visto tutti.

Sono e siamo umani, non riusciamo a gestire (che brutta parola) le emozioni, né a tradurre in vittorie le sconfitte, come hanno sempre fatto tutti.

Siamo umani però anche nel senso che facciamo ciò che è umanamente possibile. Di più, non è lecito aspettarsi, anche se a volte la passione ci travolge e la convinzione ci spinge fuori di misura.

Nella mia candidatura non ha creduto quasi nessuno dell’establishment, lo schema era polarizzato, c’era già un vincitore indiscusso, tutti si sono posizionati altrove e molti commentatori hanno trascorso settimane a fare della mia proposta una caricatura (quelle poche volte che ne parlavano, perché di solito ci si limitava a un’imbarazzata citazione).

E nessuno credeva nel risultato ottimo delle primarie. Io sì, anche se sapevo che in termini di popolarità avrei pagato l’affluenza altissima che immaginavo ci sarebbe stata: e c’è stata. I sondaggi pubblicati dai giornali fino all’ultimo giorno dicevano che ci saremmo fermati al 5% sopra i 2,5 milioni di elettori. Abbiamo fatto tre volte quel dato, recuperato sulla mozione di Cuperlo (che ha polarizzato solo nei circoli), coinvolto una cifra spropositata di persone, senza l’appoggio di nessuno che c’era già.

Certo, c’è del rammarico perché il dato del Nord e delle grandi città in tutto il Paese (un dato bellissimo per noi) non si è diffuso in quella provincia, soprattutto meridionale, dove il voto di opinione si dice sia meno forte.

C’è però il dato straordinario tra i più giovani, confermato dal successo nel voto all’estero (online e non solo) e da tanti altri indicatori che fanno pensare che il quel segmento sì che abbiamo sfondato.

C’è però la convinzione di avere fatto una cosa assurda per tutti i canoni della politica del tatticismo e del calcolo e comunque una cosa monumentale nelle proporzioni. Partendo da una piccola rete di persone e non certo di potere, abbiamo fatto un viaggio lungo e appassionante che ci ha portato fin qui.

Personalmente, conosco i miei limiti e riconosco i tanti errori che ho fatto e ciò che è mancato. Alla pulizia della linea politica e a quell’altra pulizia (nella composizione delle liste e nella salvaguardia di una correttezza scelta come riferimento essenziale), non hanno fatto seguito altre cose, su cui devo lavorare di più. È stato difficile fare emergere i famosi contenuti, presentare senza tv il nostro nuovo gruppo dirigente, risalire la china di un risultato già scritto: ma la responsabilità di non averlo saputo fare è mia e soltanto mia.

Intendiamoci: sapevamo che sarebbe stato difficile anche noi, ma a un certo punto la campagna ha conosciuto una svolta, e confidavamo nel superamento di questo risultato. Da qui la speranza un po’ delusa di ieri, sul volto mio e dello staff straordinario che mi ha accompagnato.

Ho già fatto i complimenti a Matteo Renzi, ma ho ribadito le cose in cui credo. E così insisterò. E tra qualche ora ripartirò e ripartiremo, perché oltre alle percentuali, c’è un sacco di politica da fare. Insieme. Alla pari. Per cambiare le cose. Cambiandole. Quel gerundio che invita all’azione e che dà l’idea di un’azione continuativa, che non si ferma di certo ai dati di ieri. Anzi.

Perché ieri è iniziato qualcosa ed è nato un progetto. Vale per tutto il Pd, che cambia fisionomia. E vale per me e per noi del #civoti. Con le nostre ragioni, con il nostro entusiasmo. E se uso il noi è solo perché siamo tanti e siamo plurali, come ci auguriamo sia, d’ora in poi, il Pd. Se lo aspettano milioni di persone e tra queste le 350.000 e passa che hanno messo la croce per noi sulla scheda.

Un abbraccio forte a tutte e tutti loro, un ringraziamento di cuore e l’impegno a proseguire finché ci sarà strada davanti a noi.

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