Sono in Sicilia da qualche ora e qui tutti, ma proprio tutti, parlano di tessere.

Un mare di tessere, a pacchetti, a nastro, per vincere i congressi. Tessere collettive, prepagate (diciamo così), in alcuni casi a insaputa dell’iscritto stesso.

Ho pregato i nostri sostenitori di non fare così per nessun motivo al mondo: piuttosto si perde, ma si rispettano le regole. E non si lascia spazio all’ambiguità, perché è proprio per colpa dell’ambiguità che abbiamo perso milioni di voti.

Le tessere si fanno per convinzione, a una a una, di persona, personalmente. E si fanno senza sapere che cosa voterà l’aspirante iscritto. Circolo per circolo, non anticipate dai parlamentari o da chissà quale organizzazione parallela.

E ho detto a chi mi ascoltava a Misterbianco che questa volta il Congresso lo vincerà chi non farà pasticci, chi non voterà per convenienza, chi non rovinerà il congresso a tutti quanti con pratiche antiche e da sempre sbagliate. Se vogliamo bene al Pd, a Catania come in tutto il resto del Paese, si sappia che gli elettori, certe cose, non ce le perdonano più.

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