Ne siano prova gli ultimi atti della politica italiana, con la nascita di un governo di sedicenti “larghe intese” che ha di fatto avocato al Palazzo ogni mossa e ogni decisione, quasi abrogando un esito elettorale irrequieto, iper-movimentista e anti-istituzionale. Certo difficile da tradurre in una soluzione di governo: ma non riconducibile in alcun modo, questo no, al rinserrarsi patologico, impaurito, di due partiti storicamente avversi (e di due Italie non conciliabili) dentro le stanze del governo. Con il dovuto rispetto per il presidente Napolitano, un vecchio abitante della sinistra come me (e, ben più autorevolmente, come Occhetto) non può non leggere in questa fase una significativa vittoria della “destra comunista”, che al rischio e al mutamento oppone da sempre, con supposta maggiore saggezza, supposto maggiore realismo, una compassata diffidenza: tutto, purché niente davvero cambi.

Michele Serra, prefazione a Achille Occhetto, La gioiosa macchina da guerra, Editori Riuniti.

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