Salvo Tesoriero mi scrive, a proposito della Cassazione e delle molte cose che ne sono state scritte.

La sentenza della Corte di Cassazione è stata accompagnata da un profluvio di commenti proporzionale all'importanza che la stessa rivestiva per la vita pubblica italiana. Forse sarebbe il caso di esimersi dall'arricchire il castelletto di parole. Mi piacerebbe – tuttavia – condividere una riflessione, che trovo francamente mistificata nel dibattito.

Credo fortemente che una nuova stagione politica vada costruita – anche – su un nuovo linguaggio. Più aderente alla sostanza, alla realtà. In una parola, più vero. E allora, nella stagione che spero contribuiremo a costruire, alle sentenze – tutte le sentenze – sarà necessario accostarsi con qualche argomento in più del rispetto vuoto e non privo di ipocrisia che si riserva ai simulacri di ogni tempo.

Per essere veramente rispettate le sentenze vanno comprese. Devono essere quindi lette. Approfondite. Discusse nel merito.

Attendo con l'interesse intenso che si deve agli snodi più importanti della vita pubblica la pubblicazione delle motivazioni della sentenza. E spero che in tanti abbiano la voglia sincera, la curiosità e la possibilità di leggerle. Perché – fuori dalla gazzarra quotidiana delle chiacchiere disinformate su temi spesso complessi – proprio quelle pagine, e le richiamate sentenze di merito, forniranno la fotografia storico-giudiziaria di un fatto storico che l'ordinamento ha qualificato come grave reato (frode fiscale) realizzato – tra gli altri – da un assoluto protagonista della vita pubblica di questo Paese.

In assenza della motivazione, lo stesso approfondimento andrebbe dedicato al dispositivo e alla statuizione che esso contiene: come noto, la sentenza di merito è stata annullata – con restituzione degli atti alla Corte d'appello – nella sola parte relativa alla determinazione della sanzione interdittiva; confermata, invece, nel resto. Rigettati, quindi, i motivi di ricorso proposti dalla difesa.
Inutile esercitarsi in considerazioni ripetute ormai da tutti. Rimangono alcuni dati meno valorizzati. Eccone alcuni.

La conferma in cassazione della sentenza impugnata rende irrevocabile il giudizio di fatto e di diritto fondato sull'imputazione. Silvio Berlusconi ha ideato e promosso il sistema fraudolento finalizzato all'evasione fiscale contestato dall'accusa. In questo senso, è priva di ogni fondamento l'argomentazione – diffusa tra i berluscones – secondo cui sarebbe stato condannato perchè non poteva non sapere. Altra era l'accusa: essere stato ideatore della frode. E l'accusa è stata ritualmente provata. Non era il capo più o meno consapevole degli affari aziendali. Era l'ideatore e promotore del fatto-reato. Su questa realtà dovrebbero misurarsi i partiti. Primo fra tutti il Pd, alleato di governo.

La conferma in cassazione rende irrevocabile la condanna e immediatamente esecutiva la pena dal momento che le parti della sentenza non annullate acquistano autorità di cosa giudicata (art. 624 c.p.p.). Il residuo pena di un anno (4 anni cui vanno sottratti i 3 coperti dall'indulto), immediatamente esecutivo, sarà l'oggetto dell'ordine di esecuzione (sospeso) che verrà notificato a Berlusconi dalla Procura di Milano.

Infine, la conferma in cassazione rende Silvio Berlusconi incandidabile e lo espone al voto della Camera di appartenenza in ordine alla perdita dello status attuale e alla conseguente decadenza da senatore (legge Severino sull'incandidabilità dei condannati). E' ovvio che qui si giocherà la vera partita politica.

Ultimo dato: l'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge era la vera posta in gioco. Non il segno della sentenza. Ma il rigore, il rito, la serietà appunto, dei magistrati coinvolti nella vicenda ci consegnano uno Stato di diritto più forte.

Riuscirà il Pd a difendere questo capitale di credibilità dello Stato offerto dalla magistratura indipendente?

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