Con Nicola Fratoianni, che dice cose intelligenti, a cominciare dal fatto che, in una situazione in cui il principale ex-alleato di Sel vota cose in cui crede poco (o non crede), ci perdono tutti, anche quelli che non lo fanno, perché le persone non si fidano più. Non ci credono più. E poi hai voglia a parlare di anti-politica.

Dice che è preoccupato, come lo sono anch’io, perché vede che molti sono diventati garantisti, di se stessi, anche in relazione alle vicende giudiziarie di Berlusconi.

E che dobbiamo trovare il modo di fare qualcosa insieme, in Parlamento e fuori, se davvero crediamo nella possibilità di fare qualcosa insieme di nuovo.

Fratoianni dice che mi vorrebbe vedere segretario del Pd, anche se non crede che vincerò (tu quoque, Nicola) e io gli rispondo che, se si potesse fare, prenderei la doppia tessera (Pd, ovviamente, e Sel), che al centrosinistra ci credo ancora, che penso che noi dobbiamo lavorare per ricostruirlo, superando le divisioni attuali e anche le questioni di etichetta.

Con Nicola parliamo lo stesso linguaggio, ci riconosciamo e com’era già accaduto a Crema con Gennaro Migliore condividiamo le stesse preoccupazioni e le stesse speranze. E, a parte il pronostico sulla segreteria del Pd (scherzo), condividiamo la necessità di trovare una via d’uscita onorevole e seria.

A febbraio dicevamo che avremmo fatto un partito insieme, un nuovo grande campo del centrosinistra, più largo e insieme più preciso.

Le cose sono andate come non dovevano andare, ma non ho cambiato idea. Anzi. Mi viene da dire che ora lo dobbiamo fare, a maggior ragione.

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